Mercato e Libertà“Il Collasso delle Società Complesse”, anche la nostra?

Ho appena finito "The collapse of complex societies" di Joseph Tainter. La tesi è molto semplicistica ma fondata, problema comune a tutti i libri che cercano di inquadrare la storia usando un solo ...

Ho appena finito “The collapse of complex societies” di Joseph Tainter.

La tesi è molto semplicistica ma fondata, problema comune a tutti i libri che cercano di inquadrare la storia usando un solo principio teorico (come del resto “Why nations fail” di Acemoglu e Robinson). Ha però il pregio di entrare nei dettagli dell’evoluzione istituzionale dei Romani, dei Maya e dei Chaco.

In tutti questi casi prima del collasso finale si sono visti, secondo Tainter:

  1. Sistemi istituzionali sempre più costosi che avevano finalità di legittimazione tramite sprechi economici come la costruzione di monumenti e la distribuzione di emolumenti alla plebe impoverita, e che mostravano la crescente autoreferenzialità del potere e il suo uso per arricchirsi a spese del resto della popolazione;
  2. Crisi demografiche ed economiche, indotte anche dall’abuso di politiche come la svalutazione monetaria (Roma), il debito pubblico, la tassazione, la regolamentazione, tese a posticipare i problemi senza affrontarli.
  3. Un uso crescente della coercizione per tenere in piedi il sistema, sempre più costo e meno vantaggioso per la popolazione, fino a creare una spirale in cui si distrugge la ricchezza con politiche di breve termine per mantenere la struttura sociale. Questo mi ha fatto pensare alla logica dell’interventismo di Mises, che inter alia parlava anche lui del collasso dell’Impero Romano.

Tainter ha tanti limiti. Confonde la complessità delle relazioni di scambio con quella delle strutture politiche; confonde i rendimenti crescenti o decrescenti degli investimenti nella struttura politica con i rendimenti crescenti o decrescenti della crescita economica; trascura i meccanismi di scelta collettiva che tendono a produrre questo tipo di decisioni insostenibili, anche se cita Mancur Olson.

Eppure – raro per un archeologo – si è preso la briga di capire un po’ di economia. E soprattutto, a me non sembra che descriva una storia molto diversa di quella dell’Argentina o della Grecia contemporanee, o se continuiamo così anche dell’Italia e chissà di quanti altri paesi occidentali nel futuro forse non prossimo ma probabilmente neanche troppo remoto.

Finora le previsioni sulla futura evoluzione della società occidentale più realistiche e convincenti che ho trovato sono quelle di Mancur Olson, in “The rise and decline of nations”. Però la sua teoria era troppo economicistica, mancando della parte fondamentale per capire la società di come evolvono le idee.

Un libro come quello di Tainter è in grado di tappare alcuni buchi delle teorie economiche. Rimane però il grande mistero del legame tra istituzioni e cultura, che coevolvono e influenzano nel lungo termine la struttura sociale, ma che raramente viene analizzato nei libri che conosco, in gran parte di economisti e politologi.

Del libro parlerò in futuro, però devo dire che purtroppo mi sembra attuale, anche se parla di eventi avvenuti mille o duemila anni fa.

Pietro Monsurrò

@pietrom79

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