Il grande ritorno, le grandi minacce e i grandi passi indietro. Tutto questo sotto gli occhi di milioni di italiani che, seppur logorati e minacciati costantemente dalla crisi, non esitano in questi giorni a pubblicizzare l’ultimo grande colpo di coda del nostro già ben conosciuto Silvio B.
L’IMU, introdotto proprio dal governo Berlusconi durante l’ultima legislatura, ha provocato nell’ultimo anno non pochi grattacapi al cittadino italiano alleggerendogli pesantemente le tasche.
Oggi cos’è cambiato da quel lontano 1992 quando sgomenti i nostri genitori appresero dai TG nazionali di corruzione, tangenti e affari illeciti perpetrati dai nostri politici? Cos’è cambiato da quel 1996 in cui “La terra dei cachi” mancò il primo posto? Di fatto ben poco, lo si è visto non solamente durante gli ultimi burrascosi 20 anni ma soprattutto in questi giorni e ancor più lo si vedrà durante i prossimi mesi. Inizia la campagna elettorale e con essa il grande circo dei partiti, tutti interessati a valicare quell’ormai sempre più arduo sbarramento al 4% per poter avere una comoda poltrona in parlamento e non a portare avanti i bisogni della gente e la voce di quelle centinaia di miglia di italiani ridotti ad arrancare per arrivare a fine mese. Un’Italia sempre più povera ed affamata che per evitare il baratro ha dovuto ricorrere alle decisioni di un governo tecnico, di fatto, imposto in quanto i propri rappresentanti incapaci di rappresentare.
Allora ritornano in mente le parole di alcuni conoscenti e della gente incontrata in tante occasioni di confronto che ora sembrano quasi superflue “qualcuno l’avrà pur votato quello là, la colpa non è dell’eletto ma dell’elettore”. In Italia non è proprio vero. L’elettore medio italiano tende spesso ad assumere le caratteristiche di quel animaletto originario dell’africa nera: il camaleonte. Questo piccolo rettile è solito adottare, come sistema di difesa contro i predatori più grossi, il cambio di colore della pelle mimetizzandosi così con l’ambiente circostante in pochi secondi. L’elettore medio Italiano al primo sentore di cambiamento politico cambia partito in poco meno di 2 secondi”. Questa caratteristica innata purtroppo viene tramandata da decenni e decenni, di generazione in generazione, di governo in governo e non è mai sfuggita all’attenzione dei nostri rappresentanti politici. D’altronde si sa, quel lontano 25 luglio 1943, il giorno prima eravamo fascisti e il giorno dopo repubblicani. Mentre quel non troppo distante 13 novembre 2011, giorno delle dimissioni di Silvio B. da Presidente del consiglio, nel giro di pochi minuti da “leali” berlusconiani diventammo convinti sanculotti.
Questa è la storia d’Italia, questa è la storia del Paese che vorremmo e dovremmo cambiare. La nostra generazione, giovane e sprovveduta sotto una moltitudine di punti di vista, non si può così permettere il lusso di ricevere in consegna un paese democraticamente ed economicamente stabile bensì un gran polverone che quei nostri padri costituenti 64 anni fa, forse un po’ troppo utopisticamente, chiamarono Repubblica.
Forse i nostri concittadini prima di candidarsi dovrebbero riflettere bene sul significato del ruolo di parlamentare, forse dovrebbe guardarsi attentamente davanti allo specchio per capire cosa e perché vogliono ricoprire tale veste. O forse, come dovrebbe fare il nostro concittadino Silvio B. , semplicemente darsi cento colpi di spazzola prima di andare a dormire.