Asia FilesLa via di Aquino per la pace

Il presidente filippino Benigno Aquino cerca di spingere affinché il processo di pace con gli indipendentisti islamici nel Sud dell'arcipelago vada in porto. In un'iniziativa definita senza precede...

Il presidente filippino Benigno Aquino cerca di spingere affinché il processo di pace con gli indipendentisti islamici nel Sud dell’arcipelago vada in porto. In un’iniziativa definita senza precedenti il capo di Stato si è recato in visita nella provincia di Sultan Kadarat, fino alla roccaforte del Fronte islamico di liberazione moro (MILF). Obiettivo di Aquino è accelerare le trattative per giungere a un accordo finale di pace entro la fine del suo mandato nel 2016, ponendo così termine a quattro decenni di conflitto che hanno fatto almeno 150mila morti.

Per questo il presidente cerca di cementare la fiducia con il movimento e portare avanti la road map per la pace, come stabilito dall’accordo quadro firmato lo scorso 15 ottobre con il Fronte islamico. Le parti hanno a disposizione ancora tre anni e quattro mesi ha detto Aquino accanto al leader del MILF, Murad Ebrahim, poco fuori dalla base dei ribelli a Camp Darapanan.

Con l’elezione nel 2010, il figlio dell’icona della democrazia filippina, Cory Aquino, ha acceso la speranza nel Paese, ricordano gli autori dell’Atlante delle guerra e dei conflitti che alle Filippine dedica una delle sue schede, sebbene non siano mancate proteste perché la crescita filippine porterebbe benefici soltanto a pochi settori della popolazione.

Come ricorda Luke Hunt su The Diplomat, la Costituzione permette un solo mandato presidenziale e non è scontato che il successore di Aquino sia capace o disposto a continuare sulla stessa strada. Con l’accordo di ottobre sia Manila sia i ribelli rinunciano ad alcune delle loro prerogative. Il governo centrale a parte della propria sovranità sulla nuova regione islamica autonoma di Bangsamoro. Il Milf ha invece messo da parte l’indipendenza vera e propria.

Mancano tuttavia i dettagli in molti dei punti chiave dell’accordo e ancora non c’è stata una vera svolta nei negoziati. Per Murad Ebrahim la visita è stata tuttavia significativa. L’altro presidente ad andare nella regione fu nel 2000 Joseph Estada. Ma, sottolinea Hunt, fu ricordato per la scelta di festeggiare una vittoria contro i ribelli a base di birra e carne di maiale.

Altro fattore da tenere in considerazione è il gruppo islamista di Abu Sayyaf, movimento islamista nato negli anni Novanta con l’intenzione di fondare uno Stato islamico nel Sudest asiatico e considerato legato alla galassia di al Qaida.

La scorsa settimana i militanti di Abu Sayyaf si sono scontrati con i ribelli del Fronte nazionale di liberazione moro (MNFL), la più antica delle formazioni armate che cerca di riconquistare il terreno perso e che nel 1996 arrivò a un pace con Manila. Secondo quanto riferito dall’Associated Press, l’offensiva aveva l’obiettivo di premere per il rilascio degli ostaggi in mano ad Abu Sayyaf. In questo scenario si tratta la pace.

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