Ancora rapimenti di occidentali, stavolta di 7 francesi in Cameroun, dopo quelli in Nigeria alcuni giorni fa. La crisi maliana dispiega i suoi effetti nell’intera regione. L’intervento in Mali dà il pretesto a gruppi estremisti più o meno legati fra loro di rinnovare la loro lotta (AQMI, MUJAO, Boko Haram). E magari permette a “comuni” banditi di abbracciare un jahd contro gli occidentali e fregiarsi di “brand” terroristici riconosciuti (e ottenere cospicui riscatti). Tempo fa scrissi che bisognava pensare a una exit strategy in Mali prima di intervenire. Ora penso sempre più che la crisi non sia maliana ma dell’intera fascia del Sahel e poi fino in Nigeria e Somalia. Benché il Ministro francese della Difesa Jean-Yves Le Drian abbia, riferendosi al rapimento dei connazionali in Cameroun, escluso un legame con la guerra in Mali, l’Europa sta scoprendo che le sabbie africane possono essere davvero infide. Ha ragione l’inviato Onu Romano Prodi quando parla di necessario sviluppo economico e sociale di alcune regioni africane. Solo solide economie, democrazie strutturate ed eserciti locali preparati possono risolvere alla radice il problema ed evitare la venefica convergenza di interessi dei gruppi estremisti. Ma quanto tempo ci vorrà?
20 Febbraio 2013