Come certamente sapete, ieri sera un ATR 72 della linea aerea romena Carpatair, che volava per conto e nei colori di Alitalia, è uscito di pista nell’atterraggio a Fiumicino. Ci sono stati due feriti gravi, ma non in pericolo di vita e altri feriti minori. L’aereo è probabilmente da buttare e Alitalia ha già sospeso la collaborazione con Carpatair, che ultimamente aveva dato adito a numerose critiche.
È istintivo voler sapere subito le cause dell’incidente, perché ciascuno di noi vuole avere elementi per sentirsi tranquillo la prossima volta che salirà su un aereo. La risposta professionale è che si farà un’apposita indagine e che solo dopo sapremo qualcosa di preciso. L’indagine verrà fatta per stabilire le cause, ma anche per imparare dall’esperienza e trarre eventuali indicazioni perché non si ripeta un altro incidente come questo.
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L’approccio professionale però cozza contro il corto orizzonte temporale dei media, cercherò dunque di fare qualche commento a caldo, sperando di dire il minor numero possibile di baggianate.
Grazie a dio comunque non ci sono stati morti e dunque sulla stampa, nonostante ci fossero numerosi appigli per scatenare l’inferno mediatico, le polemiche non sono state esagerate come temevo e le sciocchezze che si leggono sono meno numerose del previsto.
In primo luogo bisogna constatare che è successo quello che non deve succedere, gli incidenti non devono succedere e, a pelle, serve a poco ricordare che la sicurezza aerea è in continuo miglioramento e che nel 2012 se ne è segnato il record storico, con pochissimi incidenti mortali a fronte di un numero di voli in aumento.
Ieri sera a Fiumicino c’era un vento, pare, di 25 nodi e non era disponibile causa manutenzione la pista meglio orientata, perché aerei e aquiloni volano contro vento. Pare che l’ATR 72 possa atterrare con vento al traverso fino a 35 nodi e quindi, pare, si era ampiamente nei limiti, ma potrebbero esserci state raffiche più forti o pericolosi fenomeni di wind shear. L’aeroporto comunque era regolarmente aperto e, in quelle condizioni, il comandante di un ATR di regola atterra anziché optare per un aeroporto alternativo, come col senno di poi pensiamo che avrebbe dovuto fare.
Errore del pilota? Guasto all’aereo? Per difetto di manutenzione? L’unica risposta seria è “non lo sappiamo”, solo l’indagine tecnica lo appurerà e sarebbe da sciacalli scrivere anche mezza parola.
Quanto all’aereo, gli Italiani hanno un forte pregiudizio verso gli aerei a elica come l’ATR, che più precisamente vanno chiamati turboprop, ma l’ATR è una misconosciuta gloria nazionale, prodotto in collaborazione con l’EADS che fabbrica gli Airbus compreso il gigante a due piani A380, dall’Alenia che fa parte del gruppo Finmeccanica. L’enorme aumento dei costi del carburante degli ultimi anni ha spinto le compagnie aeree ad accantonare i jet regionali di scarsa capienza e ordinare un gran numero di meno assetati turboprop. L’ATR sta perciò vivendo una seconda giovinezza, anzi non aveva mai raccolto tanti ordini quanto ora, la recentissima versione 600 vende molto bene in tutto il mondo e si pensa ad una nuova versione allungata che porti quasi cento passeggeri.
Il pomo della discordia è l’utilizzo, da parte di Alitalia, di aerei della romena Carpatair in wet lease, cioè con tanto di equipaggio, fatto esplicitamente per ridurre i costi. Una decisione molto discutibile, ma che difficilmente mi sentirei di definire come qualcosa che ha coscientemente messo a repentaglio la sicurezza dei passeggeri, tenendo ben presente che il mantra è:
“If you think that safety is costly try an accident”
Questo incidente sicuramente costerà ad Alitalia molto di più dei cinque milioni che pensava di risparmiare dando in outsorcing le corte tratte da Roma verso Pisa, Ancona o Bologna. Col senno di poi è stata una decisione sbagliata e fa una certa pena vedere online le foto dell’aereo incidentato prontamente imbiancato e senza più alcun residuo della livrea Alitalia che fino a ieri portava orgogliosamente. Anche se questa è talvolta la prassi internazionale, è fin troppo facile pensare che qualcuno in Alitalia abbia la coda di paglia.
La nuova Alitalia ripartì decidendo di non usare gli ATR 72 che aveva a disposizione e optando per una flotta all jet, inadatta alle brevi tratte da Fiumicino agli aeroporti del centro Italia, per cui il vantaggio dei jet in termini di velocità è troppo ridotto per compensare i maggiori costi di carburante. Dovendo obtorto collo ritornare sui propri passi, si è optato per la soluzione Carpatair, sgradita da subito ai sindacati dei piloti e presto anche a molti passeggeri.
Quello che non mi piace di Alitalia è l’ambiguità per cui si presenta, a seconda della convenienza, come azienda privata che deve solo badare al profitto o come istituzione che va protetta per la propria gracilità e per la propria rilevanza nazionale. È normale che una linea aerea si serva di altre minori, le cosiddette regional, soprattutto per quel tipo di voli con quel tipo di aerei, ma è bizzarro che il contribuente italiano sia stato chiamato per anni a pagare la Cassa Integrazione ai piloti di ATR 72 che Altalia aveva estromesso dall’azienda, quando poi si è deciso di far lavorare dei piloti romeni. Ho forti dubbi che in altri Paesi europei si sarebbe rinunciato ad esercitare la moral suasion e obbligare l’azienda, sempre pronta a pretendere favori, a riassumere qualcuno dei piloti che aveva espulso, perché proprio quello è il senso logico della Cassa Integrazione.
Spero che si eviterà di dare addosso alla linea aerea e ai piloti romeni in quanto tali. Ci sono norme valide per tutto il mondo e in particolare per la UE, Carpatair ha sempre superato tutti i controlli, anche i più recenti. Tuttavia ragioni di opportunità avrebbero dovuto portare Alitalia a riconsiderare prima di oggi il ricorso a Carpatair, a causa del numero anomalo di incidenti minori degli ultimi mesi, che non avevano avuto conseguenze alle persone, ma avevano provocato troppi disguidi ai passeggeri perché si potesse continuare con uno standard così basso.
Nessuno certo pensava che si sarebbe potuti arrivare ad un incidente con dei feriti, ma dal punto di vista commerciale era una sciocchezza insistere con quei due ATR che erano guasti troppo spesso. A dire il vero Alitalia ha in leasing anche due Airbus 330, ereditati di quarta mano dall’AirOne, che pur appartenendo ad un modello ottimo sono, come esemplari, da considerare degli aborti meccanici, tanto che gli appassionati li chiamano scherzosamente scassoplani, per l’abnorme frequenza dei guasti che li hanno lasciati a terra in mezzo mondo. Usati prevalentemente per i charter, ma anche a caso su numerose rotte di linea, offrono un’affidabilità e un comfort incredibilmente inferiori ai giovanissimi fratelli che sono da poco nella flotta Alitalia. Non c’è modo di assicurarsi che non toccherà di volare sugli scassoplani e, se vi capiteranno, vi prenderete una vera sòla senza che Alitalia poi vi rimborsi un solo euro del biglietto.
A mio parere è assolutamente sciocco e inutile investire enormi somme nel rinnovo delle macchine e vantare la flotta più giovane in Europa, per poi mettere a repentaglio la propria reputazione risparmiando quattro soldi in due ATR e due A330 che sarebbe meglio rottamare, anche se la pessima situazione finanziaria spinge a risparmiare il centesimo.
Augurando una pronta guarigione ai feriti, sul campo resta Alitalia, a cui domani verrà, pare, assegnata una fleboclisi di 150-200 milioni di euro indispensabili per non soccombere. L’incidente di Fiumicino è, in negativo, la ciliegina sulla torta e, se se ne vuole individuare la causa ultima, probabilmente sta nell’insuccesso commerciale del vettore.
Se Alitalia avesse riscosso il successo che Berlusconi aveva promesso, avrebbe avuto i soldi per ricorrere ad un outsourcing di migliore qualità, ad esempio con Darwin, anziché badare solo al massimo risparmio che forniva Carpatair. Finché non sarà noto l’esito delle indagini tecniche non sapremo il perché dell’incidente, ma avremo sempre la sensazione che Alitalia avrebbe potuto fare di più e, forse, l’incidente non sarebbe accaduto. Sicuramente i passeggeri che ad Alitalia hanno pagato il biglietto non avrebbero dovuto subire le conseguenze di numerosi incidenti che, fortunatamente, non avevano provocato danni alle persone.
Per evitare di perseverare negli errori è ora di provvedere e non solo con un viatico milionario, bisogna cambiare strategia e uomini. Il nuovo Amministratore Delegato Ragnetti si è dimostrato evanescente, i migliori manager sono andati ad Aeroflot e Iberia, è invece rimasto al suo posto il responsabile di tutte le strategie sbagliate, Giancarlo Schisano. Se ne traggano le conseguenze.