L’avvenire europeo della Gran Bretagna è sospeso. In attesa del referendum previsto per il 2017, il destino britannico si gioca su due dilemmi fondamentali:
– la fine delle “relazioni speciali” con gli USA che stanno dirigendo il loro interesse prevalentemente verso l’Asia;
– la fine dell’impegno britannico “à la carte” nell’Unione europea, giustificato dall’esigenza di mantenere il vecchio, unico ed effimero legame tra Europa e Stati Uniti.
L’Unione, a sua volta, si trova obbligata a riflettere e a dover scegliere tra un nuovo modello di Europa britannica “à la carte”, un’Europa integrazionista sul modello federale tedesco e un’Europa inter-governativa alla francese.
Alle riflessioni si aggiungono i risentimenti dei paesi del Sud, in piena crisi economica. Risentimenti anti-britannici, per via delle profonde differenze culturali che si distinguono dai risentimenti anti-tedeschi, provocati delle odiate politiche di austerità, ai risentimenti anti-francesi, storicamente dovuti alla percezione di arroganza e egoismo che i francesi hanno sempre ingenerato.
Si potrebbe profilare, allora, un’Europa bismarckiana, ovvero un’Unione basata sugli equilibri nazionali, progettata verso una multipolarità globale, euro-asiatica e trans-atlantica.
La Gran Bretagna potrebbe diventare (probabilmente, negli auspici di Cameron) una sorta di piattaforma off-shore dell’Unione europea, aperta rispetto alla sua concezione di Europa fortezza ripiegata su stessa e capace solo di fagocitare gli stati che ne fanno parte, come un moderno Leviatano.
L’Europa dovrebbe competere con Dubai nel Golfo e con Singapore in Asia, nell’ambito di una zona multilaterale artificiale e complessa, uno spazio puramente mercantilistico, senza più regole e vincoli.
Sul continente lascerebbe la leadership incontrastata a Parigi e Berlino, intenzionati a far avanzare il progetto di unità politica che la Gran Bretagna non ha mai sentito come proprio.
Si tratta di una strategia vincente oppure dell’ultimo tentativo di un sistema che, incapace di modellare il futuro, tende a rifugiarsi verso il suo glorioso passato?
David Cameron sembra che agisca ignorando che le negoziazioni che si aprono oggi a Bruxelles sul quadro finanziario 2014-2020 si dirigono verso il futuro e non verso il passato. Continuando a flirtare con il mito post-americano e post-occidentale rischia di portare il suo paese in una condizione di isolamento.
Nessuno se ne gioverebbe, né a Bruxelles, né a Londra ma questo a Cameron non sembra interessare.