Ma qualcuno credeva seriamente che il MoVimento pentastellato non avrebbe fatto questa fine? La spaccatura interna al movimento dei grillini dopo l’elezione di Grasso a presidente del Senato sembra essere nient’altro che la miccia che potrebbe far detonare il caos più totale.
Il breve ma assordante imperativo tuonato ieri sera dalle colonne di beppegrillo.it (e annunciato in diretta da Nicola Porro a In Onda) potrebbe davvero segnare lo spartiacque fra il movimento come lo abbiamo conosciuto e come sarà. Nel merito, in realtà, poco si può contestare a Grillo: c’è un codice di comportamento che non sarà un granchè ma che è stato accettato liberamente dai candidati, e c’è una linea politica per cui il leader si è sgolato per mesi nelle piazze italiane. E su questa linea il M5S si è presentato alle elezioni incassando la prima posizione fra i partiti più votati. Niente di strano, dunque, conoscendo il modo di fare di Grillo e stando al codice di comportamento, che ora dalle colonne del suo blog ci si auguri che “tragga le dovute conseguenze” chi avesse “mentito agli elettori” non rispettando le regole statuarie (che prevedono, appunto, che le votazioni in aula siano frutto di un voto a maggioranza del gruppo parlamentare).
Quello che, invece, è più interessante è la posizione di Grillo. I toni del post di ieri sera, pesanti e minacciosi, sintetizzano al meglio la debolezza del leader, che sa evidentemente di non aver più il controllo dei “suoi” parlamentari. Solo uno sciocco avrebbe potuto credere che senza la presenza diretta in Parlamento di Grillo o Casaleggio, i parlamentari avrebbero potuto mantenere una linea unica: sarebbe stato difficilmente possibile a politici di professione, figuriamoci se ne sarebbero stati capaci onorevoli e senatori novellini, senza cultura di partito (o di movimento) alcuna e dalle dubbie competenze o capacità politiche.
Il problema è esattamente questo: Grillo non può credere di continuare a muovere i fili dal suo pc. Non può credere che basterà tuonare dal suo blog per tenere le redini del M5S o che risolverà ogni spaccatura interna minacciando espulsioni, in forma più o meno esplicita. Se questa è la sua idea di gestione esterna di un movimento, dovrà mettere in conto che questo faciliterà il cosiddetto “scouting” del Pd verso i parlamentari grillini, i quali avranno una ragione in più per prendere in considerazione l’ipotesi di cambiare schieramento. L’impressione è che maggiormente si radicalizzerà il comportamento di Grillo, e più ne beneficerà Bersani.
Perché, diciamocelo, saranno anche “persone normali”, lavoratori comuni al servizio di altrettanti lavoratori comuni, ma i parlamentari del M5S sono diventati da pochi giorni la nuova casta che, non meno della precedente, non sarà immune dalle avances che i partiti avanzeranno. Né riusciranno ad essere gatekeepers tanto intransigenti come hanno dichiarato di volersi confermare. Da ieri, i parlamentari grillini hanno compreso che all’interno delle istituzioni e lontani dagli occhi vigili di Grillo e Casaleggio, voltare le spalle ai diktat non è più un tabù. E se sono stati capaci di questo scatto d’orgoglio sull’elezione di Grasso, è verosimile che possano essere capaci di un’autonomia anche maggiore nelle prossime due scadenze, che riecheggiano impetuose nei corridoi di Camera e Senato: la fiducia al governo che uscirà dalle imminenti consultazioni e l’elezione del Presidente della Repubblica.
E allora Grillo che farà? Espellerà tutti i dissidenti? Si esporrà al rischio di vedere diminuire il numero di parlamentari grilli presenti nei due rami del Parlamento in nome di una presunta “purezza”, dando una mano di fatto allo stalker Bersani? Andare in giro per le piazze e strillare contro tutto e tutti è facile. Troppo facile. So’ boni tutti. Si gode di una notevole copertura mediatica, si arriva al cuore della gente, specie quella meno istruita ma che vive le durezze della vita ogni giorno. Si riempiono le piazze, certo, ci si erige a paladino del popolo e delle ingiustizie e si costruisce un movimento da zero, chiamando a raccolta gente sicuramente onesta ma dalle dubbie competenze. Si arriva perfino ad essere il partito più votato alle elezioni politiche.
Ma alla fine s’incorre nella parte più difficile: arriva il momento in cui devi mettere in pratica quanto hai proposto e dare risposte a quei milioni di individui che la domenica mattina di qualche settimana fa si sono alzati, sono andati al seggio elettorale e hanno scelto, forse con qualche dubbio, di darti la fiducia. E con buon pace di tutti i vari strillatori da web, che nei commenti solo il post di ieri sera hanno dato ragione a Grillo, chi assiste inorridito ai passaggi parlamentari di questi giorni si troverà a domandarsi chi abbia tradito chi: se alcuni senatori grillini, che esprimendo in libera coscienza la preferenza per Grasso alla presidenza del Senato, hanno tradito la linea del movimento, o Grillo stesso che, ribadendo stamattina l’assoluta contrarietà alla fiducia a “Gargamella”, tradirà il bisogno del Paese di avere un governo che metta in atto quei 3-4 provvedimenti cruciali prima di tornare al voto.