In casa Pd già si pensa alle primarie in vista delle prossime politiche. È vero che ieri il segretario Pier Luigi Bersani ha incassato il “sì” del parlamentino dei democratici per provare a formare il nuovo governo con il sostegno del M5S. Ma lo stato maggiore del Pd sa benissimo che Bersani andrà a sbattere contro un muro. «Credo non abbia speranze», sussurrano nei corridoi del Nazareno.
A questo punto l’era del dopo Bersani sembra avvicinarsi. Fra sei mesi, un anno al massimo, tutto dipenderà dalla durata del governo che verrà, il leader del Pd e del centrosinistra sarà un volto nuovo. Ecco perché proprio ieri in direzione Matteo Orfini, giovane turco, e ultimo erede della tradizione dalemiana, ha ammesso che «è finita un epoca e se ne riapre un altra». Un modo come un altro per dire che per la vecchia nomenclatura è l’ultimo giro di boa.
E allora cosa fare? Puntare su Fabrizio Barca per contrastare il sindaco di Firenze Matteo Renzi? È indubbio che i giovani turchi vogliano puntare su una candidatura più sinistra, e il ministro per la Coesione Territoriale, figlio di un dirigente del Pci, avrebbe i requisiti per rappresentare l’ala sinistra del Pd. Ma Barca accetterà? E, sopratutto si domandano i giovani turchi, il ministro è una figura popolare? «Renzi ha una popolarità trasversale, sarebbe una disfatta», mormorano.
Ecco perché i giovani turchi potrebbe cambiare strategia, e puntare sul cavallo vincente Matteo Renzi. Tant’è che Orfini prova ad andare oltre: «Non è detto che con Renzi arriveremo al duello all’Ok Corral. Il risultato delle urne cambia la nostra lettura, ma anche la sua: non credo che oggi lui proporrebbe Zingales come vate, questo voto interroga anche il suo impianto politico. Infatti nelle sue newsletter rivendica la battaglia sui costi della politica ma non le politiche economiche dell’Agenda Monti. Magari scopriremo di essere più vicini rispetto a tre mesi fa».