“All human beings are entrepreneurs. When we were in the caves, we were all self-employed … finding our food, feeding ourselves. That’s where human history began”.
Muhammad Yunus, Nobel Peace Prize winner and micro finance pioneer
Quando si passa molto tempo sugli aerei, si ha la sensazione che il tempo sia alterato e di essere tagliati fuori dal mondo. E’ possibile sopravvivere 15 ore senza connessione a Internet o telefono? Dato il mio attaccamento quasi frenetico a questi strumenti, viaggiare sugli aerei diventa per me un’esperienza meditativa. Per quanto possano essere viaggi scomodi e stressanti, per me stare sull’aereo è diventato una sorta di pratica yoga, senza lo stretching. E’ il momento in cui penso in modo proattivo anziché reattivo. Dove non c’è bisogno di rispondere a una e-mail e prendere una chiamata o partecipare a una riunione pianificata, ma dove posso effettivamente passare il tempo nel modo che mi pare e piace. E non ho bisogno di viaggiare il business class: quella economica è più che sufficiente per raggiungere alti livelli di rilassamento e riflessione.
Passo il tempo analizzando eventi e riflettendo su scelte svincolate dalle circostanze che avvengono intorno a me. E ‘anche per questo che non sono la migliore compagna di viaggio e che amo molto viaggiare sola. Ho una serie di abitudini che mi mettono a mio agio e che ripeto come rituali in ogni nuovo volo. Chi ha viaggiato con me, o qualche sconosciuto a cui è capitato di sedersi accanto a me sa di cosa parlo e colgo l’occasione per scusarmi per non aver incoraggiato le conversazioni, ma lo spazio di riflessione che riesco a ritagliarmi sull’aereo è davvero troppo prezioso.
Si tratta infatti di un viaggio in aereo che ha cambiato il corso della mia carriera radicalmente il mese scorso, quando sono stata invitata ad un colloquio per una posizione in una startup di San Francisco per dirigere il nuovo ufficio aperto recentemente a Milano.
Avendo passato moltissimo tempo ormai lontano dal mio paese d’origine, ho iniziato a realizzare che per quanto sia stato emozionante e divertente lavorare in un ambiente in rapida crescita come il Sud-Est asiatico, e contribuire al cambiamento delle abitudini delle persone, tramite l’introduzione di siti e-commerce e altre innovazioni legate al mondo di internet, avrebbe potuto essere ancora più divertente, e di maggiore responsabilità farlo in un paese come l’Italia. E’ il mio paese di origine e sono convinta dell’alto potenziale di questo paese, che pure sembra non avere oggi un sistema in grado di trarne vantaggio.
Avevo un volo di andata e uno di ritorno per prendere una decisione, e per sentire quella tensione allo stomaco e l’emozione di entrare in una nuova avventura. Stavo scegliendo di tornare in un paese che al momento non aveva né una giuda politica nè una religiosa.
Questa storia mi ha permesso di realizzare quanto la formazione imprenditoriale, acquisita in questi anni di lavoro nel mondo delle startup, abbia da insegnare anche nelle scelte della vita: imparare a prendere una strada diversa, pensare e muoversi velocemente ed essere sempre pronti a catturare l’opportunità successiva sono caratteristiche imprescindibili per una giovane azienda, cosi come per una vita.
E’ qui che ho realizzato che i concetti contenuti nel libro “Startup You” sono di cosi grande importanza. Il libro spiega come applicare le metodologie imprenditoriali alle proprie scelte di vita personali, partendo dall’assunto che l’essere umano è intrinsecamente impreditore. Questo approccio è valido per tutti, e non solo per l’ambiente tecnologico o delle startup.
Come molti altri ragazzi che come me sono rientrati a casa dopo lunghi periodi all’estero, viviamo nella speranza (o nell’illusione) che i momenti di caos e di cambiamento, di recessione economica e di mutamenti sociali, portino al fiorire e prosperare di una innovazione vera, nata dal basso e duratura. Solo il tempo potrà “validare” la nostra scelta, e dirà se siamo un gruppo di matti sognatori o di visionari.
Benedetta Arese,
Milan 29/03/2013