Rotta verso il mercatoL’aeroporto di Forlì resta senza voli

La compagnia aerea Wizz Air, ultima superstite a volare dall' aeroporto di Forlì, traslocherà a fine mese in quello di Bologna, come aveva già fatto tempo fa Ryanair.A partire da aprile a Forlì non...

La compagnia aerea Wizz Air, ultima superstite a volare dall’ aeroporto di Forlì, traslocherà a fine mese in quello di Bologna, come aveva già fatto tempo fa Ryanair.

A partire da aprile a Forlì non ci sarà più nessun volo, di nessun vettore e per nessuna destinazione. Il mercato della vicina Bologna è molto più interessante, per la ben più vasta area che può servire e di conseguenza per la possibilità di riempire gli aerei vendendo i biglietti a prezzi remunerativi anziché irrisori.

A trattenere fin qui Wizz Air all’ aeroporto di Forlì erano stati i generosi contributi che incassava, di fatto la compagnia aerea non pagava i servizi che riceveva, ma questo business model, che pure la casalinga di Voghera, al contrario dei politici, capisce essere demenziale, crolla anche a Forlì, dopo aver messo nei guai Verona. Gli Enti Locali non hanno più i soldi per ripianare le perdite dell’ aeroporto, che a sua volta non è più in grado di foraggiare il proprio unico cliente, che fugge prontamente. Dovrebbe essere un business, ma suona come una storia d’ amore mercenario, no romance without finance.

In molti casi si giustifica questa curiosa prassi con le ricadute sull’ economia locale, ma a Forlì non avevano stretto bisogno di poter volare verso la Romania o la Bulgaria dall’ aeroporto sotto casa anziché da Bologna e naturalmente i turisti rumeni in visita alla provincia saranno stati rari come i marziani.

Il 90% almeno dei passeggeri Wizz Air sarà ben felice di andare all’ aeroporto di Bologna, riducendo il tempo di viaggio, perché certamente si tratta di traffico etnico che solo in piccola parte va e viene dal forlivese.

Tutto è bene quel che finisce bene, allora? No perché resterà l’ opprimente silenzio di un aeroporto vuoto, con dipendenti che non avranno nulla da fare e una società che incoscientemente è stata più volte ricapitalizzata, buttando nelle fogne il denaro dei contribuenti, con un accanimento ingiustificabile.

L’ esito era ampiamente prevedibile da molti anni, perché l’ aeroporto bolognese è perfettamente in grado di servire tutto il traffico aereo dell’ Emilia-Romagna e offre ben migliori opportunità ai vettori rispetto agli scali nani di Forlì e Parma, ma la Regione, incapace di compiere scelte impopolari (fra i politici!) ha cercato a lungo di evitare l’ inevitabile forzando, per fortuna senza successo, l’ aeroporto di Bologna a farsi carico di quello di Forlì insieme a quello di Rimini, usando le solite espressioni vuote come fare sistema o accampando sinergie inesistenti, solo per perpetuare un sistema politico che chiama politica industriale la difesa ad oltranza di aziende decotte, soprattutto se i politici riescono a mettere lo zampino nella gestione delle risorse umane, nella scelta dei dirigenti e dei consulenti, negli acquisti e negli investimenti.

Con l’ inevitabile caveat per la sorte di chi al Ridolfi lavora e che si trova di fronte un futuro molto difficile, questa sarebbe una buona notizia, il Comune di Forlì non si svenerà più per mantenere un aeroporto assolutamente inutile. Peccato che, dopo anni dalla redazione del Libro Bianco ENAC sugli aeroporti italiani, trasformato poi in Piano Nazionale e dopo mesi dal proclama del Ministro Passera che lo Stato non avrebbe più speso un euro per gli aeroporti inutili, lasciando però liberi gli Enti Locali di farsene carico, sia la cruda realtà della crisi a decidere al posto di politici senza spina dorsale, mentre i poderosi studi giacciono lettera morta a prender polvere.

Forlì va ad aggiungersi, nella lista degli aeroporti senza aerei, a quello di Brescia Montichiari che da lungo tempo non vede un passeggero, ma ha appena visto il rinnovo della concessione da parte del Governo e domani proverà a spiegare che ha un futuro nel cargo, mentre il Corriere della Sera prima e il Giornale poi si sono convertiti, speriamo disinteressatamente, all’ idea balzana di Bernardo Caprotti, proprietario dei supermercati Esselunga e solo casualmente interessato a vaste aree non lontane, che sia opportuno spendere miliardi per farne l’ hub del Nord italia, visto che non basta che quello di Malpensa funzioni a mezzo servizio, perché i politici non sono stati capaci in più di 15 anni né di spostare da Linate i passeggeri necessari per fargli ottenere l’ indispensabile taglia minima, né di fornire a quei passeggeri autostrade e treni a standard europeo. Nemmeno Londra, una città che da sola ha più passeggeri dell’ Italia intera, ha più due hub e da noi se ne chiede un secondo in Lombardia. Boh, questi sono gli imprenditori italiani, se i politici non vi soddisfano.

Restando in Emilia-Romagna, passato a miglior vita l’ aeroporto di Forlì ci sediamo sulla riva del fiume ad osservare la sorte dell’ altrettanto irrinunciabile aeroporto di Parma, con la sua ricca rete di voli per l’ Albania, una o due volte la settimana con belleair e per Sicilia, Sardegna e Londra con Ryanair, che è difficile pensare che non si faccia pagare per toccare lo scalo parmense.

Nel frattempo “Fiumicino fa schifo”, come ha recentemente dichiarato un rappresentante dei proprietari Benetton, a causa della mancanza di investimenti, Malpensa vivacchia ed Alitalia pagherà gli stipendi il 27 solo grazie a ad un prestito soci, perché ha perso tutto il capitale e nessuna banca le concederebbe credito.

L’ aviazione italiana è sull’ orlo di molti fallimenti, ma lo Stato di fatto non esiste, ENAC è burocraticamente attento al proprio ombelico, con un Presidente in prorogatio e il nuovo che dovrà essere nominato da chissà quale Governo, chissà quando e gli Enti locali che si azzuffano, se gli aeroporti sono ricchi, per le nomine o si affannano vanamente, in quelli piccoli, poveri e inutili, a mantenere lo status quo e i posti di lavoro finti. Il futuro? Non importa a nessuno e così perderemo anche i residui posti di lavoro veri.

CETERVM CENSEO LINATE ESSE DELENDAM

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