È successo all’artistico Caravillani in piazza Risorgimento, a pochi passi da San Pietro: era sabato, ora di matematica, poco dopo la ricreazione.La ragazza quel giorno non stava bene per un forte mal di testa: esce dalla classe, va in bagno, rientra al suo banco all’ultima fila, ma il malessere non passa. La docente la nota, e qui parte la rasoiata: “Se fossi stata ad Auschwitz, saresti stata attenta”.
Ovviamente la ragazza ebrea, a maggior ragione la frase già ignobile in se diviene imperdonabile, scoppia in lacrime e viene difesa dai suoi compagni che attaccano la professoressa dandole della razzista.
E qui la cosa peggiora, infatti la prof insiste sulla sua (abominevole) linea di condotta dicendo “non sono antisemita, ma nella scuola italiana non c’è più la disciplina di una volta”, come se fosse necessaria Auschwitz con tutti i suoi errori per riportare nella scuola “la disciplina di una volta”.
L’episodio accade in un sabato di ottobre: la madre della ragazza va a protestare il lunedì dalla preside, che chiede una protesta scritta alla signora e apre un’istruttoria formale. La docente cerca di spiegarsi, ma aggiunge qualcosa di ancora più grave. “Ho detto quella frase per indicare un posto organizzato”.
A questo punto, come cittadino e come promotore di campagne anti fasciste, chiedo che la docente in causa venga sospesa in attesa di un serio procedimento disciplinare, che per quanto mi concerne non può che essere l’interdizione a questa donna dall’insegnamento.
È già allucinante che ci siano persone che non credano nell’Olocausto, o che inneggino ancora a fascismo e nazismo, ma che parole del genere vengano pronunziate da chi dovrebbe formare sia la cultura che la coscienza dei nostri giovani è, semplicemente, intollerabile.