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E’ tempo di crisi, lo sapevate ? Se non lo sapevate allora le possibilità sono due, o siete extraterrestri o siete direttori in una banca delle isole Cayman. O le due cose insieme, ma questo, in f...

E’ tempo di crisi, lo sapevate ? Se non lo sapevate allora le possibilità sono due, o siete extraterrestri o siete direttori in una banca delle isole Cayman. O le due cose insieme, ma questo, in fondo, non ci riguarda, fatti vostri.

E quando c’é la crisi cosa si fa ? Si risparmia, si tira la cinghia, si riducono le spese, si fanno economie. Insomma chi ha i soldi se li tiene per se.

Semplice no ? Si, semplice, pero’ qual’é la prima cosa su cui si risparmia in famiglia ? Ebbene, sui divertimenti, sulle spese cosiddette superflue, quelle che non sembrano, a prima vista vitali. Come l’entertainement, la cultura (ahimé).
D’altronde, non vorrete mica che il buon padre di famiglia continui a comprarsi DVD dell’ultimo James Bond o il CD di Beyonce e nello stesso tempo lascia senza cena i figli e il cane di famiglia. No, ditemi di no.

Ecco più o meno é la stessa cosa che é successa nella realtà artistica e creativa.

Sono finiti i soldi, sono finiti i finanziamenti, o meglio, quelli che restano vengono destinati a produrre opere che garantiscono, per tante ragioni, un ritorno sull’investimento sicuro (il famoso acronimo ROI che tanto piace alla gente che piace).
E questo comporta che nelle nostre sale cinematografiche vediamo proiettati soltanto film il cui format garantisce adeguati ritorni, da Avatar 9 al centoventitreesimo James Bond che, ormai anchilosato da più di 50 anni passati al servizio di sua maestà meriterebbe una sana pensione in un cottage nel sussex e invece deve continuare a correre, sparare, saltare e fare all’amore fintanto che funziona, da Harry Potter all’università passando al sequel del prequel del nipote di terzo grado del Signore degli anelli.

Insomma, nessuno osa più a produrre (leggi mettere gli sghei) creatività aldifuori di sentieri battuti, battutissimi.

Quindi che si fa ?
beh, come spesso accade ultimamente, anche in politica, si trova un sistema sulla rete.
E già, perché se i soldi non vengono dall’alto, tanto vale cercarli dal basso.
Con il Crowdfunding. Altro nome inglese che riempirà i nostri prossimi dizionari.
E’ una realtà che ha visto la luce già da qualche tempo, soprattutto negli stati uniti e, udite udite, in Francia, dove l’ultima scoperta veramente innovativa che hanno fatto rimonta alla ghigliottina e alle brioches…

In cosa consiste ?
Consiste nel proporre ai frequentatori del web di partecipare finanziariamente (anche con piccolissime somme) per produrre artisti in diversi campi. Dalla musica al fumetto, dal cinema al teatro.
In cambio di una partecipazione agli utili oppure di altri vantaggi non finanziari.

Tra le prime ad aver iniziato questo sistema va ricordata MyMajor Company che viene fondata nel 2007 da tre intraprendenti francesi e che in 6 anni di vita ha al suo attivo la produzione di molti nuovi artisti della scena musicale francese. Con qualche discreto successo.
Ve lo dico subito, nessun capolavoro, nessun nuovo Jacques Brel, né un nuovo Aznavour, pero’, insomma, alcuni giovani artisti hanno trovato la maniera di poter incidere la loro musica, di trovare finanziamenti e di vendere, a volte anche bene, i loro album.
Iniziata con un’attività nel settore musicale, negli anni successivi MMC ha cominciato a proporre progetti in altri campi, come ad esempio nell’editoria tradizionale, con la creazione di My Major Company Books che permette di investire su giovani scrittori anche solo con un investimento di 10 euro, oppure nel fumetto con la creazione di My Major Company BD (che sarebbe l’acronimo di Bandes Dessinées).

Negli Stati Uniti, invece, la palma del sito di crowdfunding più ferquentato spetta al mastodontico Kickstarter.com, creata nel 2009, che a luglio 2012 poteva vantarsi di aver permesso il finanziamento a più di 60mila progetti. Un successo fenomenale tanto da obbligare al cambio delle regole di ammissione dei progetti.
Altra caratteristica di Kickstarter é che il ritorno per chi partecipa é spesso e volentieri non finanziario, da tshirt firmate dall’artista a un’edizione limitata del CD, da una cena in compagnia del cantante, o del regista a un autografo di ringraziamento, il tutto in funzione della quota di partecipazione.
Perlaltro, e questo rende Kickstarter diverso dai concorrenti, i diritti di proprietà delle opere prodotte restano dell’artista e non della società di Crowdfunding, come accade, scatenando non poche critiche, con MyMajorCompany.

Ovviamente questi siti consentono, con un interfaccia molto simile a quando si controllano le aste su ebay, di poter verificare lo stato dei finanziamenti e testare la fattibilità dei vari progetti.

E in Italia ?
Beh, in Italia, sebbene siamo esperti di crisi e di austerità come pochi paesi al mondo, siamo ancora agli inizi, il che non impedisce alla nostra balbettante rete di presentare comunque alcuni siti di crowdfunding in pieno sviluppo, come ad esempio eppela.com che si propone di finanziare spettacoli teatrali, video, ricerche.
Oppure siti più specializzati, come ad esempio Youcapital.it, con un target ben preciso, che si propone di ricercare finanziamenti per la realizzazione di inchieste giornalistiche.

Insomma, come sempre, é nei momenti di crisi, quando sembra che tutto sia fermo, che la creatività, come sempre, tira fuori il meglio di se stessa.
Anche i soldi.

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