A guardare i video in cui Stefano Fassina e Dario Franceschini vengono insultati da un manipolo di citoyenne viene da pensare che l’evangelico “beati i miti perché erediteranno la terra” ha smesso di andare di moda da un po’.
E del resto, già ascoltando di sottofondo la diretta streaming della piazza grillina sabato pomeriggio si comprendeva benissimo come fossero saltare tutte le mediazioni e via agli istinti di pancia. Che in piazza, appunto, fanno più paura che davanti a uno schermo di un computer.
La prima domanda che mi faccio è perché gli stessi che scagliano la loro rabbia contro due esponenti di quella che sarebbe dovuto essere la via italiana alla socialdemocrazia (sarebbe, perché mentre scrivo è solo un balcanizzato non pervenuto, o elettroencefalogramma piatto per dirla alla Prodi) non sono stati capaci di scagliarla contro chi aveva promesso loro il paese dei balocchi.
Forse perché sono ex elettori di quel partito e non di questo?
Forse perché della politica non gliene è mai fregato nulla e adesso causa crisi cominciano a interessarsene?
Sono domande senza risposta. Almeno per me.
Però sono convinta di una cosa: che l’escalation della rabbia collettiva non porta a nulla di buono. Anche se non ci sono incidenti grazie al cielo, anche se non succede niente.
I due politici che sono stati oggetto dei cori ingiuriosi ai miei occhi non brillano di simpatia, ma fa niente, mi hanno insegnato la buona educazione.
E’ che con la rabbia non si va da nessuna parte.
La mitezza delle Beatitudini non è mica sinonimo di “mollaggine”.
E’ costruizione. Silenziosa, operosa, qualche volta modesta.
Così, se vogliamo citare un cantautore italiano bravo e riflessivo “costruire è sapere rinunciare alla perfezione”.
Ma se costruisci bene la casa non crolla.
Riprendiamoci ognuno il proprio ruolo. Che i politici facciano i politici, che i giornalisti facciano i giornalisti, i medici facciano i medici. I cittadini i cittadini. La rabbia vien fuori anche perché per troppo tempo si è fatto finta che non stesse accadendo nulla: massì, tiriamo a campare, massì tutto si risolve. Il confine tra populismo e qualunquismo è labile.
C., il mio amico ingegnere, che ora è a Berlino, senza lavoro e strapazza uova per i tedeschi me lo ricordava qualche tempo fa: “Francé, le rivoluzioni mica si fanno con facebook”.
Basta che dopo aver sbraitato in modo animalesco sulla tastiera di un computer non si passi a sbraitare sulle persone. Quelle non sono un giochetto. Né un like. Tantomeno un clic.