di Barbara Bernardi
Quando provo, insieme alla mia amica e collega di Blog Micaela, a portare la scrittura e i libri in aula, spesso devo recuperare anni in cui, a scuola, la lettura è stata scambiata per noioso dovere, per anticaglia da dimenticare, per obbligo ministeriale, dove la conoscenza storica spesso ha annullato l’esperienza estetica.
Davanti a me ho ragazzi che non hanno mai avuto i libri come compagni, come strumenti di conoscenza e di confronto o come stimoli creativi.
Ci sono ragazzi che credono i libri una questione solo scolastica, solo per pochi, solo per gli altri.
Ci sono, infine, studenti che dichiarano quanto poco siano stati aiutati a trovare il libro giusto, che cambiasse il loro punto di vista.
In aula vedo volti e gesti che cercano velocità, ritmo, cambiamento continuo, facili alla distrazione e alla noia.
Ma non appena si inizia a leggere un testo, quei volti e quei gesti sanno arrestarsi, sanno stare e si mettono in ascolto di parole, la cui bellezza interrompe i pensieri e arresta le distrazioni.
L’esperienza estetica della bellezza della parola di un racconto è, per me, lo strumento d’eccellenza per portare i libri tra i ragazzi e nelle scuole.
Non tolgo valore alle analisi storiche e critiche che l’insegnamento della letteratura implica, ma spero in aule che si trasformino in palcoscenici, in professori che si trasformino in protagonisti palpitanti per le emozioni che i testi amplificano.
Perché la profondità dei testi, i temi e la forza delle idee, arrivano e penetrano in ognuno di noi, soprattutto attraverso la bellezza creativa e artistica dei testi stessi.
Non è facile, ma da oggi mi soccorrono le parole dello scrittore scomparso David Foster Wallace che, ricordando i suoi genitori, diceva:
Ricordo che i miei si leggevano l’Ulisse ad alta voce, l’uno con l’altra, a letto: con un atteggiamento fichissimo, tenendosi per mano, tutti e due animati da quest’amore davvero feroce per qualcosa.
La passione della lettura e dei libri fa vibrare le voci, illumina gli sguardi, trasforma i gesti. Ha bisogno di esempi, quelli degli insegnanti prima di tutto.
Proviamo allora a ripartire dal piacere, dall’emozione e dal corpo che le parole narrate risvegliano e fanno sentire vivo.
Anche per questo si legge e si scrive.