Little ItalyVendola, la conferma del bluff sulla violazione del Patto di stabilità

«Violare il patto di stabilità è un atto di amore nei confronti delle nostre imprese, del nostro mondo del lavoro ed è un atto consapevole di ribellione politica contro le ricette monetariste e lib...

«Violare il patto di stabilità è un atto di amore nei confronti delle nostre imprese, del nostro mondo del lavoro ed è un atto consapevole di ribellione politica contro le ricette monetariste e liberiste che stanno spingendo l’Europa verso una bufera recessiva e che stanno deprimendo in maniera sempre più drammatica l’economia italiana, profilando uno scenario da brivido per il 2013».

Così parlò Nichi Vendola il 17 ottobre 2012. Il governatore annunciava la “rivoluzione gentile” della Puglia contro i signori dell’austerity e con tanto di delibera di giunta. In realtà, come ha spiegato in quei giorni Linkiesta, era tutto un bluff e la parolona era pompata per le agenzie di stampa. Si trattava infatti del cosiddetto “sforamento controllato”, una manovra tecnica consentita dalla legge finanziaria 2011 e con precisi meccanismi sanzionatori.

L’iniziativa serviva in qualche modo alle finanze della Regione e ai lavoratori pugliesi (ha sbloccato 500 milioni di euro alle aziende), ma soprattutto al leader di Sel che in quei mesi sognava di vincere le primarie del centrosinistra. E in particolare la mossa, come è stato raccontato in quei giorni su queste colonne, veniva presa dal congelatore perché era collegata ad un’altra lanciata solo un mese prima dallo stesso Vendola con stessi toni e scopi: il taglio agli stipendi di presidente e consiglieri regionali pugliesi (avvenuto), cioè la quarta sanzione prevista dalla finta violazione del Patto dopo la riduzione della spesa corrente, il divieto a mutui per investimenti e lo stop ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e tipo di contratto (sanità esclusa).

«Una battaglia dura aspetta il governo regionale, perché il 2013 sarà l’anno del corto circuito, miracoli non se ne possono fare. Siamo stetti in una morsa infernale, non possiamo dare lavoro e non possiamo aprire cantieri. Abbiamo le casseforti piene ma non possiamo spendere soldi per via del rispetto dei vincoli imposti dal patto di stabilità. Perdiamo e restituiamo risorse importanti a Bruxelles per non sforare il tetto di spesa». 

Così parlò Nichi Vendola il 3 aprile 2013. Sì, il presidente della Regione Puglia lo mette oggi nero su bianco nelle sue “dichiarazioni programmatiche” davanti al Consiglio regionale dando il via ufficiale all’ultimo atto del mandato iniziato di fatto giorni fa con l’ennesimo rimpasto di giunta (3 assessori sono stati “eletti” in Parlamento). 

Da quell’annuncio non troppo velato contro Mario Monti e Angela Merkel sono passati quasi sei mesi. La Puglia, come si sapeva già a ottobre scorso, non ha abbattuto alcun paletto europeo e Pierluigi Bersani ha vinto le primarie. Vendola invece nel frattempo è tornato a Roma e oggi è sia deputato che governatore. 

Una domanda per i dieci “saggi” scelti da Napolitano: chi ha violato i “patti” in Puglia? 
 

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