ResilienzeGenetica e staminali, se il progresso fa paura.

Ma che Paese siamo? Vogliamo curarci a tutti i costi con le "staminali olio di serpente" (come il nostrum remedium di una volta, quello buono per tutti i malanni) e aborriamo i test genetici solo p...

Ma che Paese siamo?

Vogliamo curarci a tutti i costi con le “staminali olio di serpente” (come il nostrum remedium di una volta, quello buono per tutti i malanni) e aborriamo i test genetici solo perché una star di Hollywood è salva e non si è ammalata di cancro come la madre?

Che Paese siamo? Un Paese in decadenza. Anche in questi ragionamenti.

Angelina Jolie era positiva al test: non ha un gene, il Brca1, una bella rogna: praticamente le manca quel gene che distrugge la proliferazione delle cellule. Tra le donne che nel mondo si ammalano di tumore alla mammella sono una minoranza, circa l’8 percento. Ergo, se non hai quel gene ti ammali. Ergo, puoi scegliere di fare la risonanza magnetica ogni sei mesi e sperare di beccare il tumore a mezzo centimetro e fartelo asportare. Oppure sei fregata. Noi di questo stiamo parlando.

E allora benedetta “genetica buona”, quella che si fa nei laboratori degli ospedali veri, mica la leccata di francobollo che spedisci al sedicente sito in America o chissà dove.

Benedetta genetica che si fa in modo serio: si segga signora, facciamo una chiacchierata (si chiama consulenza tecnicamente) ricostruiamo il suo albero genealogico. Familiarità?

E poi un prelievo del sangue e la ricostruzione di un pezzetto di Dna. Questa è la vera genetica, ma noi non ci vogliamo credere. Ci fa paura.

Preferiamo cullarci nell’illusione di una cura miracolosa senza uno straccio di fondamento scientifico. Quanta ingenuità nel ribadire ogni due per tre che vogliamo il bene delle persone che stanno male. Diamine, saremmo dei mostri se fosse il contrario.

Ma nel mondo c’é il dolore, c’é la malattia, c’é il dolore innocente che è tremendo, soprattutto quando inguaribile.

Regarding the pain of others, il bellissimo libro di Susan Sontag. Ma quanto è difficile guardare al dolore degli altri. Quanto è difficile scendere nell’inferno con loro.

Mentre scrivo ci sono genitori che manifestano sotto Montecitorio per chiedere che i propri figli vengano curati con il metodo Stamina. A spese dello Stato.

Lo chiedono ad uno Stato fatto di 21 regioni tutte a rischio default nella sanità. A uno Stato che non ha rinnovato il Patto per la salute tra le regioni e che il prossimo anno vedrà automaticamente scattare 8 miliardi di tagli. Altri ticket. Dove le previsioni, reali, sono che nei prossimi anni non si potranno curare le cronicità dell’età anziana.

Noi vorremmo che queste famiglie piene di solitudine non fossero preda di speculatori facili. Gente che vuol smontare le regole, fatte prima di tutto per la tutela dei malati. Per fare i propri interessi. Business. E denunciano le lobby, ma loro cosa sono? Filantropi senza scopo di lucro?

Noi stiamo con quelle famiglie che ogni giorno lottano perché i loro figli, inguaribili, ma non incurabili, facciano un centimetro di strada in piu’. Che non si fanno prendere in giro, ma costruiscono un rapporto schietto e franco con la comunità dei curanti. Che sanno che ci sono ricerche in corso che potrebbero portrare progressi ai loro bambini. Progressi di cui l’Italia non potrebbe beneficiare se uscisse fuori dalle regole internazionali. Come vuole chi ha interesse a speculare sul dolore.

Quindi, ben venga la decisione della Commissione affari sociali della Camera di riportare sui binari dell’Europa la sperimentazione sulle cellule staminali. Le ceullule staminali sono farmaci, come ha stabilito la direttiva europea, prima di tutto per l’interesse dei malati.

Se qualsiasi metodo si farà nei binari della serietà e della correttezza scientifica avremo vinto tutti. E non si sarà fatto l’interesse di nessuno. Ma il bene di ciascuno.

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