Divaghiamo dai nostri consueti articoli economici / politici pubblicando volentieri un intervento storico / culturale inerente la Lombardia. Per agevolare la lettura, è stato diviso in due parti; la seconda parte sarà disponibile domani.
Olinto Marinelli, (Udine 1876, Firenze 1926) è stato un Professore universitario di geografia; appena conclusa la Prima Guerra Mondiale, egli scrisse un articolo in lingua inglese a riguardo della composizione etnica dell’Italia Settentrionale al fine di sostenere all’estero le pretese territoriali in Europa da parte del suo paese. In un’epoca contraddistinta da acceso nazionalismo e diffuse credenze eugenetiche, Marinelli aveva l’arduo compito di dimostrare agli altri stati europei che lo stato che sosteneva la superiorità della razza mediterraea aveva diritto a governare su terre popolate soprattutto da gente di stirpa caucasica; egli, dunque, tentò
1) di definire le caratteristiche etniche della popolazione italiana settentrionale
2) di stabilire un contatto storico permanente tra queste popolazioni e la cultura latina.
Secondo Marinelli la gente del nord Italia parlava un ‘dialetto’ comune, era stata storicamente governata da una elite di origine germanica e l’elemento germanico era penetrato ‘più di quanto si sarebbe desiderato’ nella popolazione locale. La popolazione autoctona aveva, inoltre, subito influenze celtiche e soprattutto romane. Marinelli, dunque, non definì quale era la popolazione autoctona dell’Italia settentrionale, malgrado si possa pensare che egli conoscesse bene l’opera ‘Les Celtes’ di un influente sociologo francese del suo tempo, Henri Hubert, il quale aveva usato la toponomastica ed i racconti che gli antichi Romani avevano raccolto dai druidi della Gallia appena conquistata per dimostrare l’origine Celtica/Ligure del suo popolo e quella Ligure/Celtica dell’Italia del nord.
Infatti, l’obiettivo di Marinelli non era quello di fondare un nazionalismo nell’Italia settentrionale descrivendo un’identità comune dei popoli che ivi abitavano, ma piuttosto era giustificare le pretese italiane ai vincitori. Pertanto l’unico nazionalismo ad emergere dalle pagine del professore è quello romano, che riunisce questi popoli altrimenti divisi e privi di identità. L’autore, infatti, precisò che malgrado fosse vero che tutti i popoli settentrionali parlassero il Gallo-Italico, questo era solo un dialetto dell’Italiano e non una vera lingua. In questa prima fase, Marinelli si sforzò, dunque, di mostrare che i Romani avevano giustamente delle pretese su terre abitate da popolazioni non italiche. In questo passaggio, l’autore usò, inoltre, alcune arguzie per compiacere il razzismo Inglese nei confronti dei Celti, ritenuti incapaci di autoamministrarsi, ed il sentimento anti-germanico dei Francesi.
Un ulteriore ostacolo ai diritti dell’Italia sulle terre irredente era rappresentato dalle pretese di un altro stato che si stava allora formando, la Jugoslavia, che promuoveva una cultura panslavica nei Balcani. Olinto Marinelli dichiarò, dunque, che in tempi antichi ‘I Lombardi in Friuli li fermarono, (gli Slavi), un flusso pacifico di lavoratori successivo fu accolto volentieri, ma l’elemento italiano ebbe un gran successo nell’assimilare quello slavo’.
Inoltre, Marinelli doveva proseguire, a questo punto, nel suo disegno dei confini tra mondo italiano e mondo francese e tedesco e nel compiere questa operazione non potè fare a meno di citare tutte le terre storicamente appartenute ai Lombardi: la Svizzera Lombarda o Svizzera Italiana, (come adesso, dice lui, si può anche chiamare), il Nizzardo e tutto il territorio ricompreso tradizionalmente nella Venezia Lombarda (ovvero la Marca Trevigiana). Tuttavia, per quale motivo l’Italia (uno stato che promuoveva la superiorità della razza mediterranea e annichiliva il contributo della cultura lombarda) avrebbe avuto un qualche diritto ad ereditare le terre storicamente lombarde?
La risposta, secondo Marinelli, era agricoltura e architettura: malgrado l’invasione del popolo germanico questi elementi rimasero puramente mediterranei e marcarono quelle terre che per una serie sfortunata di eventi storici furono invece abitate da gente aliena. Quando etnografia e lingua non contribuiscono evidentemente alla causa nazionale, Marinelli elabora, dunque, il seguente argomento: non importa chi abita attualmente quelle terre, queste sono state storicamente latine, come architettura e flora mediterranea dimostrano; inoltre, questi popoli sono stati incapaci di produrre una cultura propria perchè irretiti dalla superiorità della cultura latina produssero pertanto solo ‘sfumature’ culturali: ad esempio, i dialetti Gallo-Italici sono descritti come una ‘transizione tra i dialetti Italiani ed i dialetti Francesi’ ed ancora il confine etnico tra Italia e Francia e tra Italia e Germania non si trova solo in Svizzera, ma continua attraverso il territorio dell’Italia settentrionale. I popoli del nord Italia sono in conclusione dei caucasici eredi della cultura latina e che hanno occupato delle terre appartenute al mondo mediterraneo.
Che posto per la civiltà Lombarda?
Il discorso di Marinelli era perfettamente in linea con la politica razzista del nuovo stato Italiano. Infatti, Giuseppe Sergi (1841-1936), antropologo siciliano amico di Francis Galton (il fondatore dell’eugenetica), era stato nominato professore di antropologia in Bologna e direttore della Società di Antropologia romana e aveva scritto copiosamente in quegli anni circa l’origine etnica dei popoli che abitavano la penisola. Egli viene considerate il fondatore del razzismo africano e mediterraneo; infatti, egli sostenne che i mediterranei erano un popolo di origine africana, non europea come creduto a quel tempo, ed essi avevano costruito le prime grandi civilità della storia umana ed ancora oggi guidavano le sorti del mondo intero essendo gli Inglesi, secondo lui, dominatori del mondo solo in quanto possessori di un substratum etnico mediterraneo. In merito all’Italia, egli sosteneva che gli abitanti della porzione meridionale erano di razza mediterranea pura, mentre quelli della porzione settentrionale erano un miscuglio di popoli bianchi e mediterranei. Il Rinascimento non fu, inoltre, l’opera creativa di questo popolo, ma essi semplicemente ebbero il merito di riportare alla luce quello che i Mediterranei in passato avevano già ideato e realizzato.
Fine della prima parte