Recentwit (Dimmi come twitti e ti dirò chi sei)@ale_dibattista e il grillismo buono, cioè più tragico

RECENTWIT RECENSISCE IL PROFILO TWITTER DI ALESSANDRO DI BATTISTA, TRA I PIU' "BRILLANTI" PARLAMENTARI DEL MOVIMENTO 5 STELLE.  Date un’occhiata a questo tweet, per me molto bello: oggi ho inte...

RECENTWIT RECENSISCE IL PROFILO TWITTER DI ALESSANDRO DI BATTISTA, TRA I PIU’ “BRILLANTI” PARLAMENTARI DEL MOVIMENTO 5 STELLE.

Date un’occhiata a questo tweet, per me molto bello:

Adesso leggete questo:

Per tono, stile e spirito sembrano scritti da persone agli antipodi. Non è così, li ha scritti la stessa persona. E sullo stesso profilo ce ne sono molti altri, dell’uno e dell’altro tenore: da un lato apertura, disponibilità alla comprensione del male, riconoscimento dell’umanità altrui fino al limite più estremo; dall’altro disprezzo, denigrazione, ironia e aggressività (tanta da dispiacere persino ai suoi colleghi).

Quale corto circuito della mente umana ha potuto produrre questa speciale doppia lente, questo strano dualismo nello sguardo sugli altri uomini? Mi sembra il corto circuito di una intelligenza viva e aperta che ha impattato e sposato un’ideologia, cioè una visione statica della realtà, non disposta a farsi correggere, sorprendere dalla realtà stessa. L’ideologia, per convenzione, la chiamerò “grillismo”. E’ l’idea per cui vi sarebbe un soggetto, raggruppato nel concetto vago e indefinito di “vecchia politica”, che avrebbe in sé gli esclusivi caratteri del male, della nullità intellettuale, dell’inganno: impossibile, perciò, scorgere in esso, nei suoi rappresentanti e finanche nei suoi elettori (Grillo li chiama “collusi”) un qualche tratto di bene, la possibilità di una collaborazione, qualcosa di umano. Se anche lo si scorgesse, non si potrebbe riconoscerlo: in un assassino e stupratore sì, in loro no.

Adesso leggete questo tweet:

E questo:

E’ sempre lo stesso ritmo binario. Vi si specchia, in tutta la sua inconsistenza culturale, un’autoproclamata diversità antropologica tra sé e gli altri, che per tanti anni ha formato – ma soprattutto illuso e sconfitto – la sinistra italiana, come intuì qualche anno fa l’inascoltato professor Luca Ricolfi (“La sinistra e il complesso dei migliori”). Noi e loro: loro “gentaglia”, noi “fantastici”, come se si fosse cresciuti in un altro mondo, frequentata un’altra scuola, mangiato un altro cibo. C’è il rischio che il “complesso” tocchi anche il M5S. Il cuore vivo che scrive tutto ciò, infatti, è quello di Alessandro Dibattista, deputato del Movimento di Grillo. Su twitter è @ale_dibattista, non certo uno tra i tanti: è il parlamentare pentastellato che ha stupito tutti con l’interrogazione competente e ben dettagliata sui marò, quello mandato in tv a fare da balia al candidato sindaco Marcello De Vito dopo le elezioni comunali di Roma. Una figura carismatica ed emergente, di quelle che mostrano quanto sia distante dalla realtà (ideologico, appunto) il motto grillesco dell’ “uno vale uno” (qui un bel “ritratto” di Marco Fattorini). E’ bello scrutare il suo profilo twitter, soprattutto prima del fatidico giorno delle elezioni di febbraio. Prima di quella data, infatti, le parole volano via facili, senza schermi. E’ un giornalista free lance, non ancora un deputato-cittadino. Dai tanti botta e risposta con i followers emerge un interessante pantheon di valori e modelli, ma anche una sorta di “lista nera”.

In cima c’è il padre fondatore di Repubblica: “grazie per l’editoriale domenicale Scalfari, adesso puo’ tornare nel cellophan!” E ancora: “togliete il vino a Scalfari”. Ce n’è anche per Corrado Formigli: “tenere nel cassetto uno scoop per 3 mesi e’ una delle operazioni piu’ sporche che un giornalista possa fare”. E a sorpresa la mannaia cade anche su Barack Obama. Il Presidente, su Israele, sarebbe “[…]in totale continuita’ con la politica di Bush”. E poi…

Poi c’è la lista dei buoni. Tra i modelli positivi non sorprende, per un “sudamericanista” come lui, il richiamo a Ernesto Che Guevara, sorprende invece il panegirico per Diego Della Valle, da candidatura al Nobel: “Le parole di Della Valle alla Bocconi sulla FIAT sono splendidamente forti, chiare, vere e sacrosante”. Poi questa è simpatica, col senno del poi: il 20 luglio, dal Guatemala, esplode in un “Benvenuto Ingroia, abbiamo davvero bisogno di te”.

E così arriva il giorno delle elezioni, che è come l’anno zero: da quel momento Dibattista si sforza di essere presente e continuare il dialogo con i followers, ma le parole forti diminuiscono, cresce la cura per l’immagine, i giudizi si dosano e tradiscono qualche incoerenza: nel luglio 2012, per esempio, “Berlusconi è il peccato originale italiano come Pablo Escobar lo è della Colombia”. Appena pochi mesi dopo B. è solo “un effetto di un sistema marcio, non la causa”.

Dalla fine di febbraio, per il resto, è tutto un “dai forza, siamo un gruppo, stiamo facendo la storia” e qualche video delle interrogazioni parlamentari. Quasi nulla più di interessante, diretto, coraggioso. E sembra passato un secolo dal luglio scorso, quando Dibattista su twitter scriveva in libertà:

Avete letto bene, TUTTE LE DROGHE. Non mi pare che adesso, da parlamentare, abbia rilanciato la questione con la stessa radicalità.Il potere forse non logora chi ce l’ha, ma di certo lo cambia, lo modera. E forse è meglio così.

GIUDIZIO E VOTO: 7 disponibilità al dialogo, linguaggio brillante e semplificato, qualche pecca grammaticale (anche grave). Parole troppo in libertà, non sempre c’è coerenza di giudizio. Nel suo profilo si assapora il grillismo nella sua dimensione più nobile – quella di chi è davvero in buona fede – e perciò più tragica.

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