Padania ValleyDice il saggio: Malpensa, noi non l’abbiamo abbandonata

Quando da Londra giunsi a Bruxelles nel febbraio 2011 la prima cosa che mi domandai fu se quel modello che avevo sotto gli occhi fosse riproponibile in Italia...mi spiego si trattava di un modello ...

Quando da Londra giunsi a Bruxelles nel febbraio 2011 la prima cosa che mi domandai fu se quel modello che avevo sotto gli occhi fosse riproponibile in Italia…mi spiego si trattava di un modello perfettamente canalizzato, trasparente e non ipocrita.
Non parlo solo dell’organizzazione dialettica al parlamento europeo dove i ruoli sono chiari, gli interessi in gioco pure e i pesi perfettamente equilibrati.

Mi riferisco ad un modello più generale di partecipazione che coinvolge la città e quel popolo tutto dove alle rigidità spesso si accompagnano il rifiuto, il farsi da parte e a volte il conflitto,se pure non dirompente, perché mai sottotraccia.

Andai via da lì valutando preferibile quel modello partecipativo rispetto al nostro e pur tuttavia convinta che per noi e loro i conti non tornassero in egual misura.

Andai via da lì con la consapevolezza che all’Europa occorra una più alta sintesi, originale, che non guardi al passato perché è vero che la Storia sempre si ripete, ma altrettanto lo è che la realta’ la cambia sempre un pochino, come mi convinse una volta Massimo Ferlini.

La riproposizione di vecchi modelli ideologici, organizzativi e assetti istituzionali è perdente.

In quel viaggio fu casualmente l’onorevole Graham a insegnarmelo con i fatti: liberali sì, ma non una corrente, non un partito che scopre la sua funzione nell’ostentare la propria identità…liberali come motore di un nuovo gioco di squadra, esaltatori di creatività, dinamicità per un nuovo equilibrio internazionale.

Ancora una volta lo sanno bene gli inglesi che prima del tempo hanno sperimentato 

E lo hanno fatto in patria come qui da noi, a Malpensa nella bella immagine scelta da Wikipedia

Lo ha capito Mario Monti che è tutt’altro che rigido, bensì duttile, capace di equilibrio e di smuovere gli altri a dare il meglio di sé senza mandarli allo sbaraglio.Rispondevo così a chi in quei giorni a Bruxelles mi chiese un giudizio sulle leadership italiane.I fatti mi diedero poi ragione.

E così quando l’On Graham mi suggerì che dovevo cambiare strada consigliandomi una mostra spettacolare, dissi a me stessa Ok Why Not? lo ringraziai e ci andai. Feci bene perché si trattava dell’esito finale della riqualificazione di un quartiere di Bruxelles perfettamente naturale dove gli echi stilistici dell’India si innestano perfettamente nella mappa delle funzioni previste insieme a francesismi e combinazioni alla Queneau che attirano l’attenzione dell’occhio attento a capire che la parte non è il tutto.

Tornai a casa e mentre atterrai a Malpensa pensai che quell’aeroporto fosse la strada, la perfetta metafora di un viaggio che dalla Capitale europea italiana mi aveva condotto a Londra poi a Bruxelles e poi di nuovo lì,se pur in ritardo, per raggiungere Marco Tenaglia a Varese, vivace operatore culturale capace di valorizzare al meglio la produzione popolare malgrado le resistenze localistiche ed egoiste.

Malpensa e i suoi strumenti di gestione hanno bisogno di partner europei nella governance per sprovincializzare la mentalità manageriale, hanno bisogno oggi tanto di Londra quanto della Provincia di Varese, oltre alla Capitale economica nostrana.
Malpensa ha bisogno di implementare voli, tratte e compagnie low cost perché da Expo2015 si inverta la tendenza negativa anche in quest’ultimo semestre di persone che raggiungono padaniavalley, persone, non solo business men, persone oltre che merci.
Malpensa ha bisogno di un terzo terminal ma non può scaricare sul territorio gli effetti della modernizzazione: ha ragione Legambiente quando richiama Regione Lombardia all’utilizzo pieno di risorse, strumenti e progetti per attenuare l’impatto ambientale, non ridurre le aree agricole e ripensare urbanisticamente l’intera provincia varesina.

Non è sulla qualità ambientale che è possibile tagliare, ma al contrario occorre investire nella stessa misura in cui pesiamo ll’ammodernamento infrastrutturale se si svuole crescita ,innovazione e lavoro. L’urbanistica ci aiuta ma occorre velocizzare il peso delle aree omogenee nei piani di governo del territorio.

Ecco perché anche in Lombardia è urgente rivedere i modelli organizzativi delle partecipate per sostenere i manager nel recuperare smalto, efficienza e qualità del servizio in un’ottica assolutamente glocal quando parliamo di Malpensa e di una maggiore velocità di collegamento ad essa.

Ancora una volta Padania Valley è interdipendenza tra territori, cooperazione e lotta agli sprechi

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