Tutto ciò che riguarda Nizza mi restituisce sempre sensazioni positive. Io l’associo all’estate assolata, al brulichio dei vicoli, all’immensa distesa di mare che si vede dalla famosa Promenade des Anglais. Quando ho preso in mano Insalata nizzarda, di Edmond Baudoin, sfogliando le pagine e non trovando traccia di colore mi sono meravigliata, perchè mi è sembrato stonato rispetto al mio immaginario. Mi ha incuriosito e ho deciso di scoprire come può essere una Nizza in bianco e nero.
Questo è un volume che raccoglie nove storie diverse, senza apparente filo conduttore se non l’ambientazione nella stessa città e il giovane personaggio di Manu. L’autore le aveva realizzate a puntate per una rivista giapponese negli anni ’90 ed ora la raccolta è stata pubblicata in Italia da Coconino Press.
Manu, più che protagonista, è spettatore delle vite altrui che si trova ad incrociare nei vari quartieri in cui vaga senza apparente meta. È quasi sempre buio, in questi episodi, e quando non è notte si avverte una certa cupezza che il tratto dell’autore esalta con segni violenti e neri profondi. Il volto di Manu, ad esempio, emerge per contrasto: è l’ombra sul suo viso a svelarne le espressioni. Come le figure femminili che prendono corpo attraverso intensi chiaro scuri. Anche quando non è in scena, si avverte la presenza del mare, del suo moto incessante, delle onde che si infrangono anche dove non batte il sole.
Se nella “mia” Nizza c’è sempre una luce accecante, in quella di Baudoin sono protagoniste le ombre che inevitabilmente si creano. I lati oscuri della vita di una ragazza sieropositiva, di una cantante che ha perso il successo o di un pescatore con un segreto.
Gli ingredienti che Edmond Baudoin mescola in questo libro sono crudi, come quelli dell’insalata che descrive all’inizio. C’è violenza, tristezza, spaesamento, nostalgia, paura. Ma proprio per questo le storie sono pervase da una potente emotività, da una vitalità che “restituisce il sapore agrodolce della vita”.