L’ Assessore al Commercio, Attività produttive, Turismo, Marketing territoriale, Servizi Civici del Comune di Milano ha decretato l’ ostracismo a Dolce&Gabbana, in quanto evasori fiscali. I celebri stilisti, per protesta, hanno proclamato una serrata di tre giorni dei negozi milanesi.
Mi fa piacere sapere che a Milano, contro l’ evasione fiscale, venga portata avanti la linea dura, da un politico nel cui curriculum ufficiale* compare: “Dal 1984 al 1998 è stato manager in Fininvest e Mediaset, dove ha ricoperto la carica di direttore delle produzioni internazionali”. Chissà quante calde lacrime etiche ha pianto, per 14 anni, ogni volta che incassava un lauto stipendio dal politico italiano che ha teorizzato la liceità dell’ evasione fiscale. Lo compatisco.
Non c’ era nessuna condanna da commentare, nessuno motivo per dire quella che, a molti dei bonari milanesi, è sembrata una pirlata. Non so se D&G come persone siano evasori fiscali e, contrariamente a SB, non credo che l’ evasione debba essere giustificata e tollerata, ma mi sembra che debba risolversi nel pagamento del dovuto e della giusta multa, non nel pubblico boicottaggio della loro azienda che, per dirla come l’ ex padrone dell’ Assessore, crea a Milano parecchi posti di lavoro e contribuisce a tenere più in alto una città in evidente declino.
Se si chiedono le dimissioni del povero Alfano, io mi chiedo se questo Assessore sia incaricato della distruzione del Commercio e Attività produttive anziché della loro promozione. In qualunque altra città del mondo il suo equivalente avrebbe educatamete tenuto la bocca chiusa, a Milano, per far la toppa peggio del buco, corre in suo soccorso il Sindaco Pisapia, lamentando che si faccia una polemica per le improvvide dichiarazioni del suo Assessore, nello stesso modo in cui certi nella Lega lamentano la polemica per le esternazioni dell’ orangofilo Calderoli.
La prima considerazione da fare è che i politici lombardi hanno la tendenza estiva a parlare a vanvera, chissà a chi toccherà la settimana prossima, la seconda è che a nessuno importa nulla né del futuro della città, né dell’ immagine che Milano e l’ Italia danno nel mondo.
Con o senza Dolce&Gabbana, a cui Parigi e altre città spalancherebbero le porte, el fa istess. La cosiddetta élite cittadina ostenta snobismo nei confronti dei rari fuoriclasse rimasti. Eto’o se n’ è andato da un pezzo per campi di calcio più redditizi, la stagione delle vittorie in Champions League e delle relative targhe commemorative da appendere all’ esterno di San Siro è chiusa a tempo indeterminato, ma della mediocrità del calcio cittadino possiamo incolpare la crisi economica.
Della mediocrità assoluta del bicentenario verdiano alla Scala invece possiamo incolpare la supponenza con cui si è pensato di poter sostituire Riccardo Muti con qualche giovane di belle speranze, lanciato dalla stampa compiacente. Da più di un quarto di secolo il milanese Claudio Abbado non dirige un’ opera alla Scala e nessun Sindaco, in quanto capo della Scala, ha mai pensato di andare a Canossa per ottenere il suo ritorno.
Allo stesso modo Pisapia, che pure ha licenziato Boeri, non cerca di ricucire con Dolce e Gabbana, convinto che con loro o senza di loro el fa istess, così come el fa istess senza Abbado o senza Muti, senza Alitalia o Lufthansa che ora gestirebbero a Malpensa un hub intercontinentale, portando direttamente a Milano uomini d’ affari e turisti da tutto il mondo, se qualcuno si fosse dato da fare per creare in 15 anni collegamenti accettabili con l’ aeroporto.
Quando Alitalia annunciò il ritiro da Malpensa si disse che c’ era, fuori dalla porta, la fila di compagnie aeree pronte a sostituirla e, dopo cinque anni, ci sono solo migliaia di cassintegrati, la SEA che non si è riusciti a vendere in Borsa per un tozzo di pane e la sua consociata dell’ handling che rischia di essere sciolta nell’ acido, insieme a 2.400 lavoratori.
Senza i migliori direttori d’ orchestra, allontanati con una pesciada, una pedata nel sedere, la Scala è diventata un teatro verdiano di serie B, né fa qualcosa per accaparrarsi Pappano che é il migliore sulla piazza. Senza la povera Alitalia, che pur qualcosa faceva, Malpensa è diventata un aborto di aeroporto intercontinentale.
Senza Dolce e Gabbana el fa istess? No, Milano scivolerà verso la serie B anche nella moda, grazie anche alle preziose esternazioni del suo Assessore al Commercio, Attività produttive, Turismo, Marketing territoriale, Servizi Civici.