Se fossi un responsabile della comunicazione questo sarebbe lo slogan che utilizzerei per il rilancio dell’azione del Governo Letta, la sintesi per il contratto di coalizione che giustamente chiede Mario Monti, l’obiettivo da ricalibrare urgentemente per riuscire a vincere la sfida di Expo 2015.
Lo proposi già a gennaio alla Lista Con Monti Per l’Italia alla vigilia delle elezioni politiche, lo proporrei ancora oggi che di acqua sotto i ponti ne è passata, nonostante la crisi di identità italiana persista.
Già, perché il problema principale in questo momento è proprio un Paese in crisi di identità, incapace di comprendere quale debba essere il suo ruolo, la sua vocazione e il suo compito nella riorganizzazione europea e internazionale delle interdipendenze fra Stati, territori e persone.
E la cosa è ancor più grave perché appunto siamo il Paese che ospiterà nella sua capitale economica una manifestazione come Expo e che di certo non può cavarsela parafrasando, sul punto, le recenti parole del Premier sull’Europa … Expo non diventa storia di successo per il semplice numero di paesi che vi aderisce!
Occorre davvero lo sforzo di tutti e una regia più solida tra istituzioni nella convinzione, ancora purtroppo da più parti non consapevole, di quanto Expo rappresenti nei fatti la capacità dell’Italia di riuscire a vincere la sfida essenziale: l’ammodernamento della nostra struttura economica sociale e culturale per assicurare ad intere fasce della popolazione una condizione dignitosa di vita.
È la convinzione che ho maturato in queste settimane anche alla luce del dibattito politico ed economico: un esercizio in questi giorni davvero troppo autoreferenziale e che non serve a nessuno. Non mi ha mai appassionato una discussione sul profilo identitario dei partiti, e a maggior ragione in questa fase. Certo ammetto di aver rivalutato l’approccio veltroniano con cui forse troppo presto si tentò di plasmare il Pd: in una fase come quella delicatissima che stiamo vivendo, la necessità di valori condivisi è senza dubbio una bussola essenziale per guidarci fuori da una fase di transizione, giocata, fra l’altro, sino ad oggi in difesa, subendola.
Tuttavia continuo a pensare che solo se il Paese si mostrerà velocemente in grado di collegare la dimensione valoriale a quella principale sul suo ruolo, sulla sua funzione, riusciremo tutti ad evitare di avvitarci in una spirale pericolosa.
È indubbio che sull’individuazione del ruolo dell’Italia, e guarda caso anche sulla valorizzazione di Expo 2015, il Governo Monti fece meglio di questi primi mesi del gabinetto Letta.
Ciascuno può esercitarsi nella critica a Mario Monti sotto diversi punti di vista, ma è difficile mettere in discussione la forza che ebbe l’Italia in quei pochi mesi di governo nell’interpretare a pieno il proprio ruolo in Europa e a risolvere contenziosi delicati proprio per Expo.
Milano, Comasina. Al tramonto
Su questo piano oggi abbiamo fatto un passo indietro, nonostante l’accordo per avviare le procedure di pagamento dei crediti alle PMI e nonostante il contributo portato all’ultimo Consiglio europeo sulla riclassificazione delle priorità. Purtroppo è visibile da diverse angolazioni e certamente non tutte le responsabilità a mio avviso sono attribuibili al Premier Letta, salvo la principale: l’incapacità ad oggi di realizzare e comunicare una visione d’insieme che abbia in Expo2015 il centro della sua funzione nazionale e nella riforma del mercato interno coerente con l’unità finanziaria, il centro della sua funzione europea.
E allora guardiamo il dibattito politico: è davvero così centrale per il futuro di Udc e Scelta Civica la collocazione all’interno delle famiglie politiche europee? Certo se la guardiamo sul piano identitario non se ne esce più, ma se rispondiamo a questa domanda sul piano della funzione politica che il movimento può e deve esercitare, ebbene la risposta è semplice: NO, non è centrale.
È davvero così essenziale per il futuro del M5Stelle l’approccio ostruzionista e il tentativo di procrastinare una discussione sulle riforme istituzionali? Se ascoltiamo per bene l’ultima intervista di Casaleggio non possiamo che concludere che No, non è centrale. Già perché il tema da lui posto di fronte a Gianluigi Nuzzi è ben più importante: chi produce valore aggiunto nell’era dell’innovazione tecnologica globale che vede l’Italia ancora arretrata?
È davvero così centrale per la Lega Nord per l’indipendenza della Padania, come continua a recitare il suo statuto, spendere energie in referendum per l’indipendenza del Veneto o della Lombardia? Se i Governatori Maroni e Zaia non si dimettono dal proprio ruolo, la risposta è NO, non è centrale.
È davvero così centrale il congresso del Pd? Sì questo forse lo è … capire quante e quali sinistre esistono in questo Paese è una necessità da parecchio tempo, a patto che la stessa non condizioni in modo irreparabile l’urgenza oggi di governo.
Ha ragione Mario Monti quando propone a Letta e Berlusconi un contratto di coalizione, ma lo stesso passa necessariamente da un contratto di governo ben più ampio di quello romano: passa innanzitutto da una comune visione sul ruolo della Locomotiva del Paese, Expo, Milano e la Lombardia.
Passa necessariamente per esempio da quale debba essere il sistema Moda che esportiamo nel mondo al di là della sterile polemica milanese Giunta-D&G, da quale debba essere il ruolo di Malpensa e l’accordo che sapremo costruire alla Borsa del Turismo di Londra, da quale debba essere la valorizzazione delle eccellenze come il Parco Tecnologico Padano di Lodi per rilanciare la produzione alimentare e la salvaguardia di posti di lavoro di uno dei settori che sono il nostro biglietto da visita più qualificato proprio alla vigilia di Nutrire Il Pianeta.
Passa altresì dall’identificare un ruolo internazionale che sappia accompagnare e dare coerenza al processo di riforma delle istituzioni economico-sociali europee perché ha ragione perfettamente Mario Draghi “A ciascuno il suo mestiere”.
Forse allora aiuta l’intervento alla Camera di Giancarlo Giorgetti su quale debba essere il tempo da tenere nell’azione di governo e maggioranza.