L’Italia in numeriIl Pd vince, ma la base è molto preoccupata

Nel Pd infervora la discussione interna. Le alleanze tra i diversi leader e tra le varie correnti si formano e si disfano pressoché quotidianamente. E su tutti aleggia la minaccia – o, secondo alcu...

Nel Pd infervora la discussione interna. Le alleanze tra i diversi leader e tra le varie correnti si formano e si disfano pressoché quotidianamente. E su tutti aleggia la minaccia – o, secondo alcuni, l’opportunità – della presenza di Renzi.

Ma qual è lo stato di salute del partito in termini di umori della base? E come viene vista da quest’ultima la proposta del Sindaco di Firenze?

Come si sa, il Pd, ha ottenuto un grande successo alle amministrative (nonostante le sconfitte nel secondo turno delle elezioni siciliane), ciò che lo ha fortemente rafforzato nei sondaggi. Oggi il partito è stimato dai vari istituti tra il 26% e il 29%. Un risultato che migliora di molto il deludente esito alle politiche di febbraio, dove il Pd ottenne il 25,4%.

Ciononostante il partito è, come si è detto, teatro di divisioni e conflitti interni. Le ricerche sull’elettorato del partito di Epifani mostrano infatti un’ampia e variegata area di critiche, insoddisfazioni e opinioni contrastanti, sia pure molto diverse tra loro.

Nell’insieme, la grande maggioranza (il 68%) degli elettori attuali per il Pd esprime viva preoccupazione per il livello raggiunto dal dibattito interno, tanto da dichiarare che “l’azione politica del Pd è troppo condizionata dalle divisioni interne al partito”. Lo affermano in particolare i votanti con titolo di studio più elevato. In altre parole, i conflitti in atto nella fase precongressuale rischiano, secondo l’opinione dei votanti, di frenare e limitare l’attività stessa del partito in questo periodo così importante e delicato. Peraltro, l’intensità della discussione interna costituisce il motivo principale del non voto al Pd. Lo mostra un’analisi su coloro che avevano votato il partito alle politiche e, alle amministrative, si sono rifugiati nell’astensione: il motivo più citato per tale comportamento è, appunto, “l’eccessiva litigiosità interna al partito”.

Da questo punto di vista, però la presenza di Renzi – che rappresenta uno dei motivi principali dei conflitti interni – viene vista solo da una minoranza di elettori Pd (17%) come “un ulteriore elemento di divisione”. La maggioranza (80%) lo definisce “un’opportunità di rinnovamento per il Pd”.

Infine, rimangono, nella base del Pd, molti malumori per essere stati in qualche modo “costretti” a governare insieme al Pdl, contrariamente a quanto affermato nella campagna elettorale. L’effetto di tutto ciò è che, ancora una volta, la grande maggioranza (72%) degli elettori del partito ritiene che “il Pd dovrebbe essere più critico nei confronti delle proposte di governo del Pdl”. 

Insomma, il buon esito elettorale non deve ingannare. Non a caso il 61% dei votanti per il partito afferma che “il successo del Pd alle amministrative è dovuto soprattutto ai candidati locali e non al voto per il partito in quanto tale”. Anche il Pd, come gli altri partiti maggiori, vede una base elettorale in buona misura insoddisfatta.

Nota metodologica:
Sondaggio ISPO/3G Deal & Research S.r.l. Campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne. Estensione territoriale: nazionale. Metodo: CATI. Casi: 800.
Margine di errore: 3,5%. Data di rilevazione: 14 giugno 2013.
La documentazione completa è disponibile sul sito: www.sondaggipoliticoelettorali.it.

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