Padania ValleyLa politica è un lusso per tanti ma non per tutti

Dalle prime elezioni regionali in Sicilia che portarono alla vittoria di Crocetta, alle elezioni regionali in Lombardia e politiche, fino alle ultime recenti amministrative, ho prestato parecchia a...

Dalle prime elezioni regionali in Sicilia che portarono alla vittoria di Crocetta, alle elezioni regionali in Lombardia e politiche, fino alle ultime recenti amministrative, ho prestato parecchia attenzione alle ragioni del non voto; ho cercato di indagarne le motivazioni profonde non con pagelle o facili giudizi, ma percorrendo per l’ennesima volta il territorio palmo a palmo, immedesimandomi nel vero senso della parola nella condizione degli altri e cercando di levarmi dalla testa convinzioni mie, blocchi mentali e stereotipi. Ovviamente del tutto non è possibile, son pur sempre figlia del mio tempo. Ad oggi un’opinione consolidata l’ ho maturata e ringrazio Critica Sociale che mi permette di proporla.

La politica è un lusso per tanti, ma non per tutti. Questo è il punto di arrivo a cui sono giunta dopo essermi data un arco di tempo, che reputo ragionevole, nel corso del quale ho vissuto in prima persona le più variegate esperienze di vita.

Alle ultime amministrative io stessa ho deciso solo all’ultimo di recarmi al voto spinta dal Presidente Napolitano il cui esempio, più delle parole, mi ha convinta che comunque la si pensi, il valore delle istituzioni è ciò che maggiormente continua a salvaguardare la libertà, la dignità e la democrazia per tutti.

Ho votato, ma ho votato scheda bianca al primo turno delle amministrative. L’ho fatto per tre ordini di ragioni:

1) La prima, le alleanze che ho visto attorno ai diversi candidati erano completamente scollegate da un progetto di governo, di trasformazione e di miglioramento delle condizioni di vita delle persone. Mi sono apparse come l’ennesimo trasformismo generalizzato che al fondo ha solo il perpetuarsi di logiche politiche che attraversano tutti i soggetti in campo: devo durare, non importa come, con chi e per cosa. Questo è il messaggio che nei fatti ho letto nella scelta delle convergenze del primo turno.

2) La seconda, la politica oggi non serve a cambiare la vita di nessuno e non perché non vi sia possibilità di scelta, di esprimere pareri, preferenze e voleri: i cittadini hanno la rete come ha proposto Grillo, hanno le preferenze come nelle amministrative e hanno un’offerta politica mai così ampia ed eterogenea. La politica non serve oggi perché i tempi con cui decide sono inadeguati, molto più che in passato. La politica non serve perché è sclerotizzata: ognuno recita la sua parte perennemente, in modo assolutamente prevedibile ma senza attingere all’insegnamento di un riformista come Macaluso “quando sei con il popolo, tra il popolo e insieme al popolo sai perfettamente dove andare”.

3) La terza, la politica ha deciso che i cittadini dovevano votare e l’hanno fatto; poi ha scelto che occorreva un governo tecnico e i cittadini l hanno seguito con enormi sacrifici; poi li ha riportati al voto proponendogli l’ennesimo movimento che coagulasse la protesta e ancora una volta i cittadini hanno scelto; infine è stato proposto un governo di larghe intese e vada anche per questo, mentre nel territorio gli amministratori scomponevano e ricomponevano con spregiudicatezza qualsivoglia alleanza … e a me vengono in mente le parole di un parrocchiano salernitano che in Chiesa ad un certo punto sbotta e dice “ Questo San Giuseppe mettetelo dove volete voi purché decidiate e facciate in fretta perché devo andare a buttare la pasta per la mia famiglia”. Tradotto: volete fare politica? Fatela vi paghiamo per questo ma risolvete i nostri problemi.

La politica è un lusso per tanti, ma non per tutti quando Scelta Civica decide di rappresentare al proprio interno una ben precisa classe sociale, la classe medio alta colta e benestante nell’oggi; quando le persone che sceglie all’interno delle fondazioni, associazioni e nei ruoli di partito sono sempre quelle che avevano voce in passato da qualunque parte risiedessero. Non è oggi il partito riformista delineato da Monti a Milano lo scorso Febbraio. Era più vicino all’obiettivo allora che oggi, e non solo per la distanza colpevolmente non colmata con l’Udc. Per Monti, Casini e Montezemolo Cosenza è come Bergamo: il lavoro di aggiornamento di analisi, personale politico e organizzazione registrati dall’Udc e da Italia Futura ciascuno nelle due città devono diventare un modello insieme, altrimenti lo sforzo politico è monco. E qui sì contano i numeri: quelli del consenso che i cittadini a Bergamo come a Cosenza hanno dato, nelle condizioni organizzative possibili, a Febbraio.

La politica è un lusso per tanti, ma non per tutti quando Renzi incontra i sindacati inquilini e annuncia un piano casa con soldi pubblici. Lo è perché oggi, non tra 10 anni moltissimi sono senza casa, sfrattati, con pignoramenti o in coabitazione in condizioni difficilissime. In parte è sempre stato così da anni ma mai a questi livelli quantitativi. Lo è perché il risparmio di banche e famiglie di origine fino ad oggi ha retto, ma per le seconde i tempi non sono certo infiniti. Lo è perché non abbiamo bisogno di consumare altro territorio per rispondere subito all’emergenza casa: c’è tanto patrimonio sfitto convenzioniamolo con le regioni e cambiamo la Legge 431/98 sul piano “contrattuale” ampliando per quel che è possibile la parte fiscale già ben definita dall’allora Ministro Tremonti.

La politica è un lusso per tanti, ma non per tutti quando il congresso dei giovani padani di domenica scorsa pare fondare il suo agire politico sull’orgoglio di sé. Intendiamoci lo capisco, ma non è chiudendosi in difesa, non è facendo catenaccio sull’essere giovani belli e audaci, non è concentrandosi su stessi che si svolge una funzione politica. La priorità dell’indipendentismo onestamente non vengono colte da Marika, 25enne, che ha smesso di studiare, lavora 12 ore al giorno facendo le pulizie in grandi capannoni e quando arriva a casa è troppo stanca per fare altro se non trovare conforto nei suoi affetti. Non viene colta da Davide, 21 anni, artista che trascorre 12 ore al giorno a migliorarsi e a cercare un mercato per le proprie opere. Non viene colta dai ragazzi che passano le ore su internet a mandare CV perché nessuno di loro ad oggi è o è mai stato dirigente di partito, giornalista, funzionario alla Camera o in Regione Lombardia.

La politica è un lusso per tanti, ma non per tutti quando il m5stelle nel territorio e in alcuni media come una Cassandra prevede che le aziende falliranno, i commercianti finiranno per evadere tutti e se va bene resta il baratto. Il senso del dovere, l’attaccamento alla “Roba” familiare di chi ha investito nel proprio saper fare, la percezione dei giovani che nello spazio europeo e globale già costruiscono il proprio percorso professionale, formativo e di vita è la vera resistenza.

La politica è un lusso per tanti ma non per tutti quando Pd e Sel propongono leggi o azioni di governo liberali libertarie e liberiste come nessun altro senza rendersi conto oggi, come durante il governo Prodi, che i processi vanno accompagnati perché altrimenti il cambiamento diventa restaurazione in un lampo. Vale per le scelte di vita personali e per le libertà di culto. Vale per i concetti di giustizia e immigrazione. Vale per le scelte di allargamento dell’Ue.

La politica è un lusso per tanti ma non per tutti quando l’area socialista ancora non supera i sensi di colpa derivanti dal triennio 1992 1993 1994; quando per dirla con le parole di Cervetti durante la presentazione del libro La svolta Socialista di Craxi è ancora oggi “più interessata a chi detiene la supremazia che nulla ha a che vedere con i concetti più complessi di egemonia culturale”; quando si è alleati per il governo della Lombardia ma si svolge solo una funzione di testimonianza; quando si percepisce il lavoro di Mario Draghi come burocrazia al potere e non come chi, certamente non da solo, fino ad oggi ha salvato la struttura portante dell’Europa e delle vite di moltissimi.

La politica è un lusso per tanti ma non per tutti perché oggi vale più che mai il detto prima sopravvivere poi filosofare.

Per questo penso abbia ragione Casini finalmente instancabile nello spiegare in Sicilia che occorre trasformare i finanziamenti diretti in benefici fiscali per le imprese; a Roma che occorre capire che ancora oggi la maggioranza dei cittadini non si può permettere nemmeno di emigrare; al nord che occorra battere le ipocrisie, come sulla prostituzione, partendo non tanto dalla strumentalità economica di una regolarizzazione fiscale, bensì dalla salvaguardia della dignità delle persone a cui tutti hanno diritto benestanti o no, colti o senza titoli, lavoratori o disoccupati.

Per questo penso abbia ragione Giancarlo Giorgetti quando anche lui con l’esempio, più che con le parole, a Roma come a Milano e a Bruxelles insiste da sempre su tre semplici concetti: farsi carico dei problemi delle persone a livello normativo, politico ed organizzativo; puntare su Expo come priorità, chiave di volta, riscatto per tutti; concentrarsi sulle conseguenze che le scelte politiche hanno sulle persone senza mai dimenticare di guardare avanti.

Per questo penso abbiano ragione tutti coloro che non sono andati a votare perché la politica è un lusso e molti, per motivi diversi, loro malgrado oggi non se lo possono concedere.

E questo è un problema serissimo.