ChutznikitTel Aviv: obbligo di riposo

Sta suscitando molto scalpore la decisione della Corte Suprema israeliana, che impone alle catene di supermercati di chiudere durante lo Shabat, il Sabato ebraico. In realtà una legge che vieta l'a...

Sta suscitando molto scalpore la decisione della Corte Suprema israeliana, che impone alle catene di supermercati di chiudere durante lo Shabat, il Sabato ebraico.

In realtà una legge che vieta l’apertura sabatica è sempre esistita, ma la municipalià di Tel Aviv ha preferito chiudere un occhio al riguardo, non solo perchè si tratta della vittoria del secolarismo, ma anche per intascare i profitti di questa violazione. Tel Aviv è famosa per essere la città che non dorme mai e la possibilità di trovare negozi aperti a qualsiasi ora del giorno e della notte è una delle sue peculiarità e conferma del laicismo della città dove, al contrario di altre aree di Israele, non esiste l’atmosfera del riposo sabatico. Di Sabato, mentre a Gerusalemme si vedono pochissime auto, i negozi sono chiusi e i suoni più caratteristici sono i canti in onore dello Shabat provenienti da case e sinagoghe, a Tel Aviv è il giorno dei barbecue, della musica in spiaggia e del pranzo fuori. Sebbene ancora non del tutto emancipata (vige ancora la legge che impedisce ai trasporti pubblici di operare durante lo Shabat), Tel Aviv e i suoi abitanti sono sempre stati orgogliosi del loro modo laico di trascorrere lo Shabat, unico giorno di riposo in Israele.

Il problema è proprio questo: il Sabato è l’unico giorno libero degli israeliani – religiosi e non; e aprire in questo giorno comporta la multa di 730 Shekel a settimana (circa 150 Euro). Una cifra esigua per le grandi catene, ma importante per i piccoli negozi di alimentari, che non riuscendo a tenere il passo hanno perso sempre più clienti. Sono stati proprio i proprietari di questi negozi a farsi promotori dell’iniziativa e non, come molti continuano a pensare, le autorità religiose. Questa situazione porta a una concorrenza sleale. D’ora in poi il controllo del rispetto del riposo sabatico sarà più rigido per le grandi catene, per lo meno finchè la legislazione non sarà cambiata, e i piccoli negozi potranno rifarsi.

Il problema è in realtà molto più ampio. In Israele si lavora dalla Domenica al Giovedì. Il Venerdì gli uffici pubblici sono chiusi e le attività commerciali aperte solo per mezza giornata, in quanto lo Shabat comincia effettivamente il Venerdì al tramonto. In questo giorno quindi non è possibile fare molte commissioni. Il Sabato è quindi l’unico giorno di riposo, ma gli ebrei osservanti, non potendo spendere soldi o viaggiare in macchina, non riescono effettivamente a viverlo al pieno (niente cinema, shopping, ristoranti ecc.), con la conseguenza che molti abbandonano l’osservanza dello Shabat. Dal 2011 si stanno valutando soluzioni per imporre la Domenica come ulteriore giorno di riposo, a costo di allungare la giornata lavorativa (che è già di 9 ore al giorno) e scolastica durante gli altri giorni della settimana e includendo il Venerdì fin quando possibile. Questo permetterebbe alle due comunità – laica e religiosa – di avere un giorno di riposo in comune, in cui entrambi possano effettuare attività ricreative senza dover rinunciare al proprio credo.

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