Qui a Tel Aviv, Israele, oggi é il primo giorno della settimana: yom rishon (l’equivalente del nostro lunedì). Sono le 7.34 e all’Adraba Cafe – all’angolo tra Rehov Ben Yehuda e Rehov Bograshov – ci sono solo io. Le macchine girano, le persone fanno jogging o vanno in bici. La cameriera mi porta il menú: boicotto cappuccino e cornetto e ordino uno yogurt con musley e frutta fresca. Due minuti dopo, insieme al musley, arriva una famiglia appena arrivata dall’aeroporto. Mamma, papá, figlio e figlia sono spagnoli. La mamma e i due figli ordinano cappuccino e cornetto. Il babbo, con catenina d’oro al collo, si tuffa subito nel mood israeliano: panino con formaggio e lattuga.
Sono una famiglia semplice. La figlia, la piú carina della banda, é vestita in maniera sobria ma elegante. L’accessorio piú griffato che indossa é un cronografo swatch dorato perfettamente abbinato ad una borsetta nera con placchetta della stessa tonalitá. Mamma, papá e figlio indossano rispettivamente: vestitino blu scuro, camicia bianca con rigoni verdi, rossi, gialli e blu (sic), una polo rossa. Il buonumore degli spagnoli e la loro semplicitá mi rallegra, ma prima di dirvi perché faccio un salto indietro a ieri sera.
Come accennavo all’inizio la “nostra” domenica corrisponde al “loro” lunedì. E da che mondo é mondo il “lunedí” é il giorno in cui si torna al lavoro, il giorno in cui si ricomincia da capo. Se la nostra domenica è il loro lunedì allora il nostro sabato sera equivale alla loro domenica sera. E qui di sabato sera, nei locali, di israeliani non se ne vedono tantissimi. Gli stranieri, peró, abbondano (soprattutto francesi).
Dopo un sabato passato a riposare sento alcuni amici italiani in vacanza a Tel Aviv. C’é il compleanno di un amico: si va tutti a ballare al Clara. Nonostante alcuni impegni lavorativi del giorno successivo decido di andare. Il Clara é una discoteca all’aperto a pochi metri dal mare. Per entrare si fa una fila assurda (ma scorrevole) e si pagano 100 shekel (circa 20 euro). Tra l’altro la serata parrebbe essere di quelle speciali: ad esibirsi c’é il figlio di Sarkozy. Alle 00.30 entro al Clara e raggiungo i miei amici. Tra piste, tavoli e bar ci saranno 2000 persone (per lo più francesi). Dopo un’ora di saluti esasperatamente allegri (disco-mood) ricevo una chiamata di alcuni amici americani: “siamo al Jimmy Who, vieni?”. Non ci penso due volte.
Al Jimmy Who di turisti griffati con posture da riviste patinate ne vedo pochi. Sono di buon umore: ordino un vodka lemon e mi metto a ballare. Si fanno le 4.30. Nel locale c’é solo gente che limona. Saluto gli americani, richiamo gli italiani e li raggiungo per la prima colazione della mattinata. Io non mangio nulla, loro si. Tecnicamente é una colazione. Il clima é piacevole. L’atmosfera stereotipata del Clara non c’é piú. Ognuno, a modo proprio, é allegro.
Verso le 5.10 usciamo dal locale e continuiamo a parlare. Un turista sudamericano, un po’ brillo, ci avvicina e chiede un’informazione a un nostro amico. Il nostro amico gli risponde che non sa e il sudamericano prova a baciarlo in bocca. Il nostro amico si scanza. Tra una risata e un’altra ci salutiamo.
Mentre torno a casa incontro un altro amico italiano. Ci fermiamo a prendere un caffé in un bar su rehov Dizingoff. Sono le 5.30. Tra un espresso e una chiacchera si fanno le 6. Pensando al fatto che ho la sveglia alle 9.30 decido di andare a dormire. L’espresso – e le 13 ore dormite sabato – si fanno sentire: non prendo sonno. Cosí mi metto su Facebook. Mentre sbircio la timeline mi appare una chat dell’amico con cui ho preso il caffé: “sono rimasto fuori casa, puoi ospitarmi?”. Detto, fatto.
Sono le 7.00 e a sonno non ancora pervenuto decido di andarmi a fare un giro. Alle 10.30 ho una colazione di lavoro, approfitto di queste tre ore per fare un po’ di brainstorming pre incontro e per vedere come si sveglia la città che non dorme mai.
La veritá, alle 8.53 ora locale, é che come si sveglia la cittá che non dorme non l’ho capito. Quello che ho visto é che quando tutto sembra dormire, un chiosco di burekas chiude e una famiglia di turisti o emigranti arriva e fa colazione.
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P.s. Chiedo scusa per i refusi: non ho dormito.