Le FlâneurÈ difficile essere sarto in un Mondo per stilisti

Cara lettrice, Caro lettore, giusto qualche giorno fa ci trovavamo nella splendida sartoria del Maestro Giovan Paolo. Era stata richiesta la nostra consulenza da due giovani gentiluomini che volev...

Cara lettrice, Caro lettore,
giusto qualche giorno fa ci trovavamo nella splendida sartoria del Maestro Giovan Paolo. Era stata richiesta la nostra consulenza da due giovani gentiluomini che volevano ricevere qualche consiglio in merito al taglio e al tessuto da scegliere per un completo estivo. Si discuteva, dunque, se di questi tempi conviene lasciarsi tentare da un completo in seersucker o se fosse più conveniente per un gentiluomo orientarsi verso un completo in fresco lana.
La discussione stava ampliandosi a raggiera in mille rivoli. Il Cavalier Antonio Frescobaldi, in ossequi a parte del cognome, dichiarava che mai e poi mai avrebbe tradito i suoi completi cinquantenari in fresco lana, tutti o quasi tagliati dal Maestro Giovan Paolo Macrì; il Professor Francesco Ottavio Parissini, memore del suo lungo incarico presso la Columbia University di New York, propendeva per il seersucker, invitando i due giovin signori a farsi creare, dalle sapienti mani del Maestro, delle giacche di colore bianco/blu e bianco/rosso sia monopetto a 3 bottoni, sia doppiopetto preferibilmente a 6 bottoni, nonché delle camicie di colore diverso.
I giovani signori appena 20enni, che nel frattempo avevano assiepato i posti in piedi a ridosso delle poltrone della sartoria, ascoltavano rapiti e in rigoroso silenzio i due gentiluomini che a turno argomentavano le proprie tesi senza mai contraddire l’altro. La scelta non è risultata difficile e dopo un intero giorno di sigari, whiskey, anatra, salmone affumicato, aghi, tessuti, forbici, metri, stoffe e fotografie (non in rigoroso ordine, sia chiaro) i due giovani signori hanno chiesto al Maestro di tagliare per loro tre abiti e un paio di chinos ciascuno. Michele dei Frassini ha seguito i consigli del Cavaliere, Fabrizio dei Pisanelli si è lasciato conquistare dalla seta e dal cotone degli abiti in seersucker, come suggerito dal professore.
A nessuno, però è sfuggito che in disparte, stranamente silenzioso, sedeva un caro e apprezzato appartenente al Reale Circolo Ufficiali di cui tutto ci onoriamo di far parte. Sfruttando il lungo tragitto che separa la sartoria dal Circolo, abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere. Il Signore ha confidato che in mattinata il nipote appena quattordicenne, credendo di fargli cosa gradita, aveva annunciato che a partire dal prossimo settembre avrebbe frequentato un’Accademia di Alta Sartoria presso la Capitale d’Italia (sempre Viva l’Italia). Prima che potessimo esprimergli la meraviglia porgendogli le congratulazioni da estendere al giovane, il caro amico che con noi passeggiava ha terminato il discorso dicendo che il suo adorato nipote si è dato come proposito quello di diventare uno stilista: “Proprio come quelli che fanno le sfilate, che scrivono i loro nomi sulle tee shirt, che sono sempre in televisione, che hanno il viso così curato e che sono pieni di soldi”. Un plumbeo e luttuoso silenzio è sceso sui capelli di ciascuno di noi. Non sapevamo se augurar alla famiglia che il nipote riuscisse, o se porger al nostro amico un qualche cenno di sostegno. Decidemmo tutti di rimanere in silenzio, ma intimamente, sono certo, pregammo il Buon Dio affinché raddrizzasse la schiena del ragazzo, facendogli capire che non c’è futuro per chi mortifica le tradizioni dei padri. Che Dio lo preservi dalla tentazione di vedersi ritratto in copertina sulle riviste di moda maschili o femminili che dir si voglia, che tanto pari sono.
E’ sempre più difficile essere sarto in un mondo per stilisti.

Cordialità
GianMaria D’Apromonte

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