Gli studenti delle scuole elementari di Matsue, una cittadina giapponese di circa 200mila abitanti nella prefettura meridionale di Shimane, non potranno più prendere liberamente in prestito dalle biblioteche scolastiche il manga Hadashi no Gen. Lo ha deciso il consiglio municipale per l’istruzione: troppo “estremi” i disegni dell’autore Keiji Nakazawa, uno dei maestri del fumetto giapponese.
La copertina dell’edizione giapponese di Gen di Hiroshima.
La decisione, che arriva nel quarantennale della prima uscita dell’opera, tradotta in oltre 20 paesi – in Italia Gen di Hiroshima – sulla rivista Shonen Jump, ha già attirato numerose critiche. Eppure, è stata proprio una parte consistente della popolazione locale a chiederla. Ad agosto del 2012, riferisce il quotidiano Mainichi, è arrivato il primo appello al ritiro dagli scaffali delle biblioteche delle 49 scuole elementari. “Inculca nei bambini una visione della storia errata”, hanno motivato i petizionisti. Sotto accusa sono finite in particolare le vignette che dipingono decapitazioni e violenze sessuali, ma non solo. Tutti fatti storicamente accertati, ma ancora misconosciuti dalle frange più conservatrici della politica e dell’opinione pubblica giapponesi.
Così, qualche mese più tardi il consiglio, dopo una seconda verifica sui contenuti dell’opera, emette l’ordinanza: niente prestito senza autorizzazione di un insegnante. Al momento tutte e trentanove le scuole che avevano in biblioteca i dieci volumi di Gen, hanno applicato la decisione del consiglio per l’educazione. “Non c’è nessun problema se viene letto in classe sotto la guida di un insegnante – ha dichiarato il vice presidente Furukawa Yasunori. Tuttavia abbiamo ritenuto inappropriato che gli studenti di scuole medie ed elementari, che non riescono a comprendere a pieno alcune scene “estreme”, lo leggano autonomamente”.
Favorire la formazione di una coscienza pacifista fin dalla più tenera età e dare vita al dibattito tra giovani e adulti sul tema dei conflitti armati: era questo l’intento di Nakazawa, al di là del racconto della tragedia di Hiroshima – di cui era stato testimone diretto. Il che significava dare un quadro il più completo possibile, senza censurare le atrocità causate dall’esercito imperiale giapponese impegnato in Asia continentale, correndo il rischio di essere bollato come “anti-giapponese” e “parziale”.
A questo proposito si è fatta sentire anche la casa editrice di Gen. “Non ci era mai successo nulla di così triste – ha ammesso il presidente Masakado Kazuyoshi. “È un fumetto disegnato con l’intento di far conoscere ai bambini la tragedia della bomba atomica. Temo che con la chiusura del prestito sarà dimenticato”. Anche lo Asahi Shimbun, secondo quotidiano nazionale, fa sentire la propria contrarietà al provvedimento. In un editoriale si legge: “la decisione del consiglio per l’educazione potrebbe privare i bambini di una buona opportunità di conoscere la tragedia […] Non c’è alcun bisogno di impedire ai bambini di avere accesso a questi materiali”.
IIl premier giapponese Abe Shinzo. Foto credits: foreignpolicy.com
Con il ritorno al potere del conservatore Abe Shinzo, la destra conservatrice e nazionalista è tornata a farsi sentire prepotentemente. A maggio scorso, le affermazioni del sindaco di Osaka, e leader del Partito della restaurazione del Giappone, Hashimoto Toru sulla “necessità” delle schiave del sesso dell’esercito nipponico in periodo bellico. Poi, più di recente, le accuse sul web mosse al nuovo film di Miyazaki Hayao, Kaze Tachinu in concorso alla prossima Mostra del Cinema di Venezia: “troppo poco patriottico”, finanche “di sinistra”, secondo numerosi netizen, il nuovo film dedicato all’inventore degli aeroplani dei kamikaze, Horikoshi Koji, e ambientato negli anni Trenta, alla vigilia dell’aggressione giapponese alla Cina.
Un fatto è ormai chiaro: la guerra che la si rappresenti in animazione o nel fumetto, per il Giappone continua a essere un tabù.