La Spagna è la superpotenza del basket femminile europeo. Tra il 15 giugno e il 25 agosto scorsi le sue squadre Nazionali hanno disputato e vinto 4 Campionati Europei, quello assoluto e quelli per fasce d’età Under 16, Under 18 e Under 20. Cioè, vinto: stravinto. Nelle 4 manifestazioni le Nazionali spagnole hanno disputato complessivamente 36 partite, vincendole tutte. Il vantaggio complessivo accumulato sulle avversarie è stato di 689 punti, cioè più di 19 in media a partita.
Questi successi non vengono dal niente bensì dal «Proyecto mujer» avviato dal presidente della Federbasket spagnola José Luis Sáez quando fu eletto nel 2004. In sintesi: il 30% del bilancio è stato destinato allo sviluppo del settore femminile. E le donne iberiche hanno risposto con entusiasmo trascinante.
Per dare un’idea di quello che è successo, basta scorrere l’albo d’oro del Campionato Europeo femminile seniores (qui la pagina dedicata della Wikipedia). La Spagna vi compare per la prima volta nel 1987, ma soltanto come Paese organizzatore, senza risultati agonistici da segnalare. Nel 1993 arrivò la 1ª medaglia d’oro. Poi nelle ultime 7 edizioni sono arrivati 6 podi, tra cui l’oro di quest’anno.
Nell’Under 20 (qui il link) delle ultime 8 edizioni la Spagna ne ha vinte 5, non facendo mai peggio della semifinale.
Questi risultati hanno dato vita a un processo virtuoso, facendo aumentare del 32,2% in 11 anni le giocatrici tesserate – che nel 2012 sono state 149˙923. Così il basket è diventato il primo sport praticato dalle donne spagnole.
Ma la caratteristica più notevole di queste vittorie è che non sono frutto di un sistema tecnico fisso. Al contrario, i tecnici federali (un team di circa 160 persone) selezionano le ragazze sul territorio e poi fanno giocare le squadre per integrarne i talenti individuali.
Lo ha spiegato Angel Palmi, responsabile dell’area tecnica federale, intervistato da Filippo Maria Ricci per la Gazzetta dello Sport del 27 agosto: «Con l’Under 16 negli ultimi 9 Europei abbiamo vinto 7 ori e 2 argenti. Con un centinaio di ragazze, non tutte forti o naturalmente dotate allo stesso modo. Prima si dipendeva dall’allenatore di turno, oggi si dipende dal talento. Il nostro unico dogma è che non ci sono dogmi».
Va notato che si parla della stessa Spagna che sta dominando il calcio maschile di inizio XXI secolo con il toque, cioè il sistema elaborato nel Barcellona, imposto a tutte le squadre giovanili e poi alle squadre maggiori e poi alla Nazionale. Un sistema cui i calciatori si adeguano, a prescindere dalle loro doti individuali.
Angel Palmi, nel basket femminile, utilizza l’approccio opposto: «Le squadre non devono giocare tutte allo stesso modo – ha detto alla Gazza – bensì sfruttare al massimo il talento a disposizione, e l’allenatore non può cambiare il modo di giocare di una ragazza, deve sviluppare le sue qualità».
Che roba lo sport, dove si vince facendo una cosa e anche facendo il suo contrario.