Una copia della lettera di Ho Chi Minh indirizzata ad Harry Truman. Questo il dono dall’alto valore simbolico consegnato dal presidente vietnamita Truong Tan Sang a Barack Obama al termine del colloquio privato avvenuto nello studio ovale della Casa Bianca, il 25 luglio scorso.
“Abbiamo parlato del fatto che Ho Chi Minh si ispirò alla dichiarazione di indipendenza statunitense, la sua Costituzione, nonché alle parole di Thomas Jefferson […] Il Presidente Sang ha puntualizzato che, nonostante siano trascorsi 67 anni è positivo che ci siano ancora dei progressi in questo senso”, ha raccontato Obama ai giornalisti ricevuti al termine dell’incontro.
Un incontro che ha rilanciato ad un livello di ‘Comprehensive Partnership‘ il rapporto tra i due Paesi che, dopo al fine del conflitto nel 1975, hanno normalizzato le proprie relazioni nel 1995. Piuttosto che analizzare le questioni maggiormente discusse tra i due leader e la direzione presa soprattutto in ambito economico che abbiamo già analizzato, siamo andati alla ricerca delle ragioni storiche che hanno portato alla stesura di quella lettera e mettere in luce un aspetto spesso trascurato, quando si parla di Vietnam e Stati Uniti d’America.
Il 2 settembre del 1945, Ho Chi Minh è ad Hanoi, a piazza Ba Dinh, in quel che rimane il suo primo incontro con la nazione, la nascente Repubblica Democratica del Vietnam (oggi Repubblica socialista). Lo ‘Zio’ del popolo vietnamita legge quella che sarà la Dichiarazione d’indipendenza vietnamita citando quella statunitense del 1776:
“… Tutti gli uomini sono nati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi vi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità“.
Ricordi resi indimenticabili da Vo Nguyen Giap, eroe della battaglia di Dien Bien Phu, che decretò la sconfitta delle truppe coloniali francesi, nell’ottobre del 1954. “Il sole d’autunno splendeva luminoso il giorno in cui piazza Ba Dinh entrò nella storia […] Dopo lunghi anni d’esilio, una condanna a morte comminata dagli imperialisti francesi, in assenza di ogni genere di conforto e dopo duri soggiorni trascorsi in carcere, lo Zio Ho era finalmente tornato e faceva la sua prima apparizione in pubblico davanti ad un milione di persone. Non molto tempo addietro tutto questo, per noi, era stato solo un sogno”.
Quel 2 settembre 1945 aveva inoltre segnato la resa dell’Impero giapponese sul versante asiatico a seguito dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Una resa giunta dopo quella tedesca sul versante europeo e avvenuta l’8 maggio. Harry Truman, 33esimo presidente degli Stati Uniti d’America, era da poco entrato nella Casa Bianca e, a conclusione del conflitto mondiale, aveva dichiarato i famosi ‘dodici punti’ della sua politica estera ai primi di ottobre. Tra questi la chiara affermazione di “non bloccare e né sostenere la Francia nel riprendere il controllo dell’Indocina”.
Fu proprio il 12 ottobre di quell’anno che Ho Chi Minh, presidente del governo provvisorio vietnamita, inviò la missiva al Presidente Truman, con la speranza di trovare sostegno al sogno di indipendenza della neonata Repubblica Democratica del Vietnam. La lettera impiegò quasi un mese ad arrivare, giunta probabilmente per mano di soldati americani di ritorno dal Vietnam.
Quel giorno, il 2 novembre, secondo quanto riportato da fonti storiche vietnamite, il Presidente Ho Chi Minh fece un discorso alla stampa sulla politica estera statunitense: “Il popolo vietnamita sostiene fortemente la dichiarazione del Presidente Truman, convinti che possa concretizzarsi quanto prima”. A tale scopo, cinque giorni dopo l’invio della missiva, aveva visto l’apertura ad Hanoi della ‘Vietnam-America Associazione dell’Amicizia’. L’organizzazione non governativa ebbe vita grazie all’impegno di alcuni patrioti vietnamiti che sostenevano gli Stati Uniti e soldati americani dell’OSS Deer Team (Office of Strategic Services), ovvero un gruppo di soldati inviati nel Paese asiatico per formare e sostenere i guerriglieri Viet Minh. Insieme per organizzare azioni di intelligence contro il nemico nipponico.
Fu poi il primo novembre che il Presidente Ho Chi Minh inviò una seconda missiva al Segretario di Stato americano, James Byrnes, esprimendo il forte desiderio di garantire soggiorni di studio a studenti vietnamiti negli Stati uniti d’America. “A nome dell’Associazione culturale del Vietnam, desidero esprimere il nostro desiderio di poter inviare una delegazione di una cinquantina di giovani vietnamiti con l’intento di stabilire relazioni amichevoli e culturali con i giovani americani…” scrive il Presidente vietnamita nella lettera.
Uno spirito di collaborazione espresso di nuovo da Sang e Obama, che al di là di questioni economico-politico, hanno riaffermato la volontà di sostenere con forza i programmi tra i due Paesi in ambito formativo, particolarmente in ambito scientifico e tecnologico. Ha radici profonde e lontane il rapporto tra Hanoi e Washington e non è quindi un caso se oggi il numero di studenti vietnamiti negli USA è il maggiore di quelli degli altri Paesi del sud est asiatico. A fine 2012, infatti, secondo statistiche di ‘Student and Exchange Visitor Information System’, sono quasi 19mila gli studenti di base negli istituti americani provenienti dal Vietnam. Un numero in costante crescita visto che nel 1998 erano poco più di 1.200.