L’incredibile caso di mala-coscienza politica è il seguente: sette deputati PD hanno deciso di scrivere all’ambasciatore statunitense in Italia riguardo alla nuova edizione del popolarissimo gioco da tavolo, Monopoly (la y è riservata alla versione originale, americana).
Il pomo della discordia? I sette sono preoccupati per il fatto che la Hasbro (società produttrice del gioco da tavolo) ha sostituito le proprietà immobiliari con pacchetti azionari e sembra promuovere una certa disinvoltura nella manipolazione degli stessi con obiettivi speculativi.
Una preoccupazione legittima? Affatto secondo la gran parte dei media che stanno facendo a gara per riportare stralci della lettera (apparsa sul Corriere della Sera) divertendosi un mucchio a sbeffeggiare i sette malcapitati. Il tutto ripreso dal consueto stuolo di opinion leader dei social network che ri-postano e ri-tweetano rilanciando lo scandalo.
C’è sempre qualcosa di più urgente, più importante, più serio quando ci si allontana troppo dall’attualità spiccia; ed è così in maniera ancora più decisa quando si parla di argomenti che per noi italiani sono frivoli. Il gioco è da sempre uno di questi.
Poco importa che si tratti del gioco da tavolo più venduto di sempre che ha avuto un’importanza incredibile come strumento di socializzazione e formazione di intere generazioni. Non ha nessuna importanza che a tanti ragazzini il Monopoli (come si scrive in Italia) abbia insegnato cosa vuol dire comprare, vendere, costruire, affittare, ipotecare. Come non ha importanza sapere che le identità e le aspirazioni delle persone non provengono dal cielo ma proprio dalle risorse identitarie che la società ci mette a disposizione, fra cui il giocare è una delle principali.
Non entro nella questione tecnica; mi riservo di farlo quando avrò davanti il gioco, ovvero quando sarà uscito (sono un grande appassionato di boardgame). Non entro nemmeno nella questione di quanto sia popolare oggi un gioco da tavolo rispetto a tanti videogame.
Ciò che mi interessa è questo atteggiamento polemico a tutti i costi, facilone e ignorante per cui una questione non direttamente collegata all’attualità, non etichettabile come “seria” (il gioco non è serio per definizione nella cultura borghese, ma lo è nei suoi risvolti sociali) non è degna dell’attenzione di un gruppo di politici.
Questo atteggiamento è la radice di altre distorsioni causate dalla nostra società mediatica.
Quando si parla di società in televisione troverete raramente un sociologo a discuterne; più facilmente ci troverete un politico o un giornalista. La ragione è la stessa: meglio parlare di cose immediate e immediatamente riferibili. Un sociologo potrebbe proporre un ragionamento più articolato di un semplice causa-effetto, quindi sarebbe difficilmente comprensibile in un minuto.
Quindi, il ragionamento è: politico(serio) + monopoly(frivolo) = sciocchezza.
Comprensibile no?
Sicuramente. Alla stessa stregua, però, dovremmo affidare le scoperte future della fisica a chi stampa sulle tazze la frase “E=mc²”, non a chi la fisica la conosce e la studia…anzi quest’ultimo dovremmo sbeffeggiarlo pubblicamente, su giornali e social network.