Una tradizione sempreverde della politica estera italiana: lo sbaglio del dittatore.
È dal 39 che ci si fida del despota sbagliato. Siamo partiti scegliendo Hitler e abbiamo salutato la primavera araba a braccetto con Gheddafi. Potevamo puntare un po’ meglio? Forse si, ma la lezione sembra ancira non appresa dai nostri governanti.
I governi occidentali, dopo l’ubriacatura di entusiasmo per i Fratelli Musulmani, si sono rapidamente dimenticati del loro entusiasmo per gli integralisti islamici e hanno salutato con (malcelato) sollievo il ritorno dei generali in Egitto.
Noi l’Egitto l’abbiamo sempre considerato poco, il nostro dittatore preferito è sempre stato il colonello libico e l’abbiamo appoggiato fino all’ultimo.
Ora in Siria si fanno a fette i bambini e, finalmente, dopo un vergognoso silenzio sembra che l’Occidente si sia risvegliato e che gli USA vogliano intervenire per stoppare un’ ignobile carneficina.
L’Italia se ne è tirata fuori e, dopo qualche bella parola sui diritti umani, ha annunciato che senza il consenso dell’ONU non concederà le basi agli americani. Magari faremo come con Gheddafi e ci uniremo all’ultimo per tornare a far finta di essere una nazione che conta; oppure l’astuto disegno è un altro…
Sarà che vogliamo farci amico Assad?
Marco Enrico Traverso
28 Agosto 2013