Voci sempre più incalzanti commentano il viaggio dei vertici di Alitalia ad Abu Dhabi, dove si cerca di trovare un nuovo socio che sostituisca la riluttante Air France nella ormai improrogabile ricapitalizzazione.
Alitalia corteggia Etihad da quasi due anni, il secondo vettore emiratino, che è cresciuto molto meno dei cugini di Emirates (basati a Dubai) e di Qatar Airways, ha una bizzarra collezione di partecipazioni in linee aeree europee secondarie, in confronto alle quali Alitalia, pur in perdita perenne, avrebbe ben più senso.
Dalla sua Etihad ha la disponibilità finanziaria pressoché illimitata del più ricco degli Emirati, è come se nel campionato di serie A Alitalia venisse acquistata da un presidente dal portafogli illimitato, che può fare una campagna acquisti aggressiva senza badare ai conti.
Non ho alcun elemento per valutare la possibilità che veramente Etihad sottoscriva un aumento di capitale a lei dedicato. Sicuramente preferirebbe di gran lunga entrare in Air France, ma sicuramente a Parigi i tempi non sono maturi e Alitalia sarebbe il primo assaggio. Contro c’ è la norma UE che limita al 49% la quota di una linea aerea che può essere posseduta da extracomunitari, forse aggirabile con qualche maneggio o con l’ intervento economico della Repubblica.
Ci sono due tipi di modello di hub, quello usuale, che raccoglie passeggeri da una limitata area circostante, il proprio continente, per mandarli in tutto il mondo e quello per cui la dimensione è così ampia che si raccolgono passeggeri magari in Kenya, per portarli in Canada o Brasile e richiede disponibilità finanziarie fuori dal comune. Con Etihad Alitalia potrebbe cambiare il proprio ruolo e tentare la seconda strada, una strada che sarebbe lastricata di enormi perdite per anni e anni, ma Abu Dhabi non ha certo problemi a finanziare un lunghissimo startup, se in cambio riesce a metter piede in Europa.
Sogno o realtà? Lo sapremo prima della fine dell’ anno.
CETERVM CENSEO LINATE ESSE DELENDAM