Liqaa è arrivata al campo di Zaatari, in Giordania, all’inizio dell’anno, quando era incinta già di alcuni mesi, con il marito Basel, e il 3 agosto ha dato alla luce una bella bambina, Limar, che oggi compie un mese.
Sebbene Liqaa si sia abituata alla vita a Zaatari, dopo la nascita di Limar si è resa conto di quanto abbia sottovalutato la difficoltà di crescere un bambino in un campo profughi. “E’ così difficile crescere un bambino qui. Fa troppo caldo per lei durante il giorno, e la notte è tanto freddo. Gli ospedali non sono così buoni per avere medicine e assistenza medica. Per gli adulti possono andare anche bene, ma per i bambini piccoli è molto più difficile”.
La storia di Liqaa e Basel non è unica. I progressi per trovare una soluzione politica sono lentissimi, e loro non saranno gli ultimi a diventare genitori in queste circostanze. Limar è solo una dei due milioni di rifugiati abbandonati dalla comunità internazionale, lasciati a pagare il prezzo di questa guerra.
Come portavoce della nostra campagna per spingere verso una soluzione politica al conflitto, Liqaa ci ha confidato come l’essere diventata mamma abbia modificato la concezione del futuro, suo e del suo paese: “Ho sempre detto che la Siria ha bisogno di pace per i nostri figli. Adesso che ho dato alla luce Limar, questo è ancora più importante per me e per lei riavere il nostro paese, crescere lì con la sua famiglia. Quello che spero è che la comunità internazionale aiuti la popolazione siriana a trovare una soluzione politica, ad aiutarci a tornare nel nostro paese, alla nostra vita e al nostro futuro”.