Asia FilesChi racconta la Corea del Nord?

Gli analisti dell'intelligence statunitense non sanno praticamente nulla di quali siano le intenzioni di Kim Jong Un, giovane leader nordcoreano salito al potere oltre un anno e mezzo fa. I servizi...

Gli analisti dell’intelligence statunitense non sanno praticamente nulla di quali siano le intenzioni di Kim Jong Un, giovane leader nordcoreano salito al potere oltre un anno e mezzo fa. I servizi statunitensi lamentano almeno cinque criticità nella conoscenza dei programmi missilistico e nucleare di Pyongyang. L’ammissione è contenuta nel bilancio segreto delle agenzie americane di spionaggio, svelato dal Washington Post grazie ai documenti riservati forniti da Edward Snowden.

Negli stessi giorni in cui le ammissioni statunitensi sulle difficoltà a interpretare il regime nordcoreano diventavano pubbliche, sulla stampa circolava la notizia della presunta fucilazione di Hyon Song Wol, cantante ed ex fidanzata di Kim Jong Un, falcidiata da un plotone d’esecuzione assieme a una decina di colleghi per aver girato e distribuito in Cina film porno. Dietro tutta la vicenda ci sarebbe Ri Sol Ju, moglie del leader nordcoreano ed ex componente del gruppo musicale.

Sul modo in cui la notizia è stata riportata, specialmente in Italia, ha scritto, con puntualità, Internazionale. Tutto nasce da un articolo del sudcoreano Chosun Ilbo, uno dei principali quotidiani del Paese, conservatore e non nuovo a sparate non immediatamente verificabili sul Nord, che cita generiche fonti cinesi. Un’atrocità verosimile se affiancata all’immagine di regime senza scrupoli che ammanta la Corea de Nord. Verosimile ma non verificata.

La segretezza è d’altra parte uno dei punti di forza dei Kim e dei generali al vertice del potere. Risicate le fonti interne, ci si affida spesso a quelle dei Paesi più coinvolti nella questione nordcoreana: cinesi, sudcoreane, statunitensi, nipponiche, russe. Oppure ai resoconti di fuoriusciti e di rifugiati.

L’alternativa è vedere i giornalisti e osservatori ascoltare personaggi lontani dall’immaginario dell’analista di geopolitica. L’ultimo in ordine di tempo è l’ex stella dell’Nba Dennis Rodman, che dal viaggio a Nord del 38esimo parallelo dello scorso inverno sembra aver instaurato un certo feeling con il giovane Kim e aver sviluppato la sua idea della “diplomazia della pallacanestro”. Fresco di ritorno da Pyongyang ha smentito che il fine della sua ultima visita fosse la scarcerazione di Kenneth Bae, cittadino Usa condannato a 15 anni di lavori forzati con l’accusa di non meglio precisate attività contro la Corea del Nord.

Alla vigilia del viaggio dell’ex cestista ci si aspettava tornasse riportando a casa il prigioniero. È tornato con l’idea di organizzare incontri di pallacanestro tra rappresentative nordcoreane e statunitensi, portando a Pyongyang ex colleghi e campioni del basket Usa, oltre che con la richiesta del Maresciallo, come chiama “l’amico” Kim, di allenare il team olimpico del Nord.

Prima di Rodman a fornire notizie era Kenji Fujimoto, pseudonimo del’ex cuoco giapponese della dinastia rossa. Alla sua biografia si devono le prime informazioni su Kim Jong Un, quando ancora le dinamiche della successione al Caro Leader, Kim Jong Il, erano all’oscuro di tutti. Tornato in Corea del Nord tra gli abbracci del leader supremo, dopo undici anni esilio per essere fuggito, campa di interviste, ben pagate, durante le quali, bandana in testa, racconta la vita alla corte di Pyongyang.

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