È la corsa al «renzismo» quella che si sta consumando nelle ultime settimane. In poco meno di un mese la galassia dello stato maggiore del Pd si è riscoperta «renziana». Da essere «una risorsa importante per la ditta» si è trasformato «nel nostro candidato». Franceschini e Castagnetti sono i primi di una lunga lista che nelle prossime settimane, probabilmente, si allungherà ancora. Persino uno come Beppe Fioroni, ex popolare, e più volte attaccato da Renzi, starebbe pensare di andare a bussare alla porta di “Matteo”.
Eppure c’è una regione, la Sicilia, che anche questa volta si dimostra la più «dorotea» d’Italia. «State in maggioranza», è stato l’imperativo categorico dei dorotei e di Toni Bisaglia. Stessa discorso vale per i politici siciliani. Così succede che nel giro di poche settimane persino uno come l’ex dipietrista Leoluca Orlando si scopre «vicino» al sindaco di Firenze. Per non parlare delle seconde linee. Quelle non si vergognano del loro essere «trasformisti». Per un «incaricuzzu» di quattro denari hanno già dimenticato Pier Luigi Bersani – che sostennero con tutte le «armi» nel novembre scorso. Del resto, è la battuta che circola nell’isola, «Bersani nun cunta cchiu una minchia». Semplice.
Ecco la Sicilia «dorotea», la Sicilia che non sa stare all’opposizione, la Sicilia che per quattro denari si vende all’avversario politico. È di poche ore fa la notizia del deputato regionale messinese Giuseppe Laccoto, nato e cresciuto politicamente con Francantonio Genovese (ricordate?), passato anche lui alla corte dell’ex rottamatore. E secondo alcune indiscrezioni riferite a Linkiesta, nei prossimi giorni diversi sindaci delle province di Agrigento e Messina, come ad esempio il sindaco di Favara (comune di 40 mila abitanti), si convertiranno al verbo di Matteo Renzi.
Nulla da dire sulla «conversione». Semplicemente lascia riflettere il «timing». Perché proprio oggi? Perché gli stessi che oggi osannano il sindaco di Firenze un anno fa hanno impedito che vincesse? In fondo ciò che diceva un anno fa, il primo cittadino di Firenze continua a dirlo anche oggi.
Twitter: @GiuseppeFalci