Condivido sul blog de Linkiesta questa mia riflessione pubblicata ieri da www.europaquotidiano.it
Parla di politica partitica ma a volerla leggere con lenti diverse da quelle della sola appartenenza, racconta anche del rapporto tra partiti e comunità locali. Rapporto che è diverso da regione in regione e che, anche in base alla latitudine, determina differente azione politica prodotta dalle classi dirigenti locali. Perdonate la disgressione.
E’ con una certa invidia che noi simpatizzanti, militanti, iscritti, aderenti del PD siciliano abbiamo trascorso le settimane di fine estate. Ogni giorno, tg nazionali e paginate di quotidiani ci aggiornavano sull’andamento delle feste del partito: seminari e dibattiti, confronti e scontri, serate e salamelle. Guardando con curiosità montante dall’esterno e mai dal vivo, a cosa tali appuntamenti sono in grado di sviluppare con un’alchimia unica. Mai dal vivo perchè in Sicilia, tolta qualche rarissima eccezione, il Pd feste non ne fa.
Su nove capoluoghi di (ex?) province, zero feste provinciali; zero festa regionale pur essendo una regione, tra le più importanti del Paese, che governiamo (ancora?); esigue quelle nei Comuni di medie dimensioni; pochissime (ed eroiche) quelle nei piccoli centri.
Oltre al piacere di una serata ascoltando leader nazionali, incontrarli e avere la veloce ma concreta possibilità di un confronto, oltre alla condivisione con amici, compagni e simpatizzanti di organizzare qualcosa che sia “per tutti”, cosa c’è dietro questa mancanza? C’è la foto del PD siciliano di quello che ha fatto, con difficoltà e impegno, e quello che non ha fatto, con carenze e mancanze che sono evidenti. Ha concretizzato una struttura burocratica, amministrativa ed elettorale (a zig zag con vicende alterne), ma non ha costruito politica e azione politica. In una regione che conta circa 5 milioni di abitanti, un’isola/continente non solo per dimensioni ma anche e soprattutto per mentalità e storia, il PD che si è proposto come partito che parla a tutti ed è per tutti non è riuscito però a far ascoltare la sua voce oltre il proprio perimetro. Una forza politica “di sistema” che non è riuscita a cambiare “il sistema”, a partire anche da se stesso. La festa, le feste, come parametro di una capacità organizzativa ma anche come occasione per mettersi in piazza ed incontrare, parlare, ascoltare. Le feste come esempio di un partito che promuove iniziative che aggregano singoli, associati e altre realtà, che non siano le convention di occasione o elettorali o di corrente. Vero è che la Sicilia non è l’Emilia, che tradizioni e risorse non si inventano per infusione, ma è anche vero che il PD siciliano non ci ha neanche provato o almeno non ha dato l’impressione di farlo. Se non ricordo male solo l’anno elettorale ha visto un’iniziativa del genere. Non ha cioè messo in campo proposta politica organica ed organizzata (e feste).
Fatta la festa risolto il problema? No, ovvio che no. Com’è ovvio che “la festa” di partito così come conosciuta e realizzata nel tempo cambierà funzione e impatto e di per sé non esprime capacità politica o meno; ma altrettanto ovvio che porsi davanti agli occhi la questione di come il PD si rapporta, incontra e coinvolge militanti e cittadini è un aspetto dirimente e centrale per il partito e rientra nella categoria delle altre questioni (primarie, partecipazione, scelte) che saranno delle prossime settimane, in Sicilia più che mai.
Intanto però, al momento da queste parti abbiamo poca politica, niente feste e molta invidia.
Ps: diffido da chi cerca visibilità parlando male del proprio partito per questo faccio presente ai più che non lo sanno che a Nizza di Sicilia, il mio Comune e la mia sezione, organizziamo la festa democratica da sempre dove per sempre intendo dalla nascita del PD. Un appuntamento minuscolo cresciuto per attenzione e ruolo. Una due giorni, perdonate il campanilismo, di cui siamo orgogliosi per il semplice fatto che negli anni è diventata la sola festa organizzata in maniera continuativa in provincia di Messina. Poco rispetto a quello che potremmo fare ma questo è quello che le piccole realtà sono in grado di mettere in campo. Il resto è solo invidia. La nostra.
@giacomo_darrigo