Carina l’idea italiana di mandare una nave da guerra di fronte alle coste del Libano. Grassa di contraddizioni, com’è tipico della nostra politica estera, finalizzata non si sa a cosa.
Non chiaro infatti il perché l’Italia, che vuole restare fuori dal caos siriano, metta in allarme i suoi marinai. La Bonino è stata secca: no ok dell’Onu, no guerra. Schietto pure Mauro alla Difesa, che da bravo ciellino, salta pasto e cena per la pace come raccomandato da papa Francesco.
Dicono che l’Andrea Doria sia lì per supportare Unifil. E perché? La missione delle Nazioni Unite non deve temere nulla. In teoria. Certo, per colpa della Siria il Libano non è il bengodi. Però scomodare delle navi da quelle parti è sempre pericoloso. Il caso della Liberty dovrebbe insegnare ancora qualcosa. Arabi e israeliani hanno due cose in comune: la suscettibilità e il grilletto facile.
Bisogna poi ricordarsi le funzioni che hanno i caschi blu nel Libano del Sud. Come da mandato Onu, il loro incarico si dovrebbe limitare ad assistere il governo e le forze di sicurezza libanesi per il mantenimento degli equilibri post guerra del 2006. L’allarme del Force Commander di Unifil, il generale italiano Paolo Serra, è comprensibile, ma non giustifica lo show di forza dell’Andrea Doria. Tanto più che sul terreno il contingente internazionale, mascherato com’è di bianco e blu, è tutt’altro che adatto per rispondere a eventuali attacchi da chissà chi. Unfit to fight. Potremmo dire se fossimo degli strateghi.
E allora un dubbio. Visto che alla Difesa l’arma più influente del momento è la Marina, perché il Capo di Stato Maggiore è un ammiraglio, Luigi Binelli Mantelli, e perché armare una nave significa tirar su un sacco di soldi; visto ancora che i consiglieri strategici del suddetto nutrono una passione (e una riconosciuta esperienza) del contesto libanese; non è che l’Andrea Doria è stata mandata per una specie di, chiamiamola così, autocelebrazione militaresca? Del tipo: guarda come siamo bravi, restiamo fuori dalla mischia siriana ma in Libano famo i fighi. Con tutta l’incoerenza del caso. Ad americani e francesi infatti nave più nave meno non cambia nulla. Se vogliono attaccare, lo fanno e punto. A Roma, Palazzo Baracchini – in deficit di visibilità – cerca di farsi sentire. Mentre tutti guardano il Quirinale e Palazzo Grazioli e del Medio oriente non gliene importa nulla a nessuno, si mettono in piedi le naumachie.