Mentre pare che la trasfusione di capitale necessaria sia salita a 400 milioni di euro, dai 300 annunciati nel piano industriale di soli due mesi fa, l’ unica cosa certa è che sarà Gerardo Braggiotti di Banca Leonardo a cercare una soluzione alla crisi di cassa che altrimenti si profila per Alitalia.
Non è chiaro se la Etihad di Abu Dhabi accetterà di entrare nel capitale, né se qualche banca oserà concedere un prestito, le voci si rincorrono contraddittorie, ma pare tramontata la prospettiva che gli emiratini assumano il ruolo di cavaliere bianco che salva la donzella in pericolo e la sposa.
Di Alitalia, più che le attività che non smettono di generare perdite consistenti, hanno valore i clienti, da instradare su lucrosi voli intercontinentali via hub esteri. Fin qui è stata Air France-KLM a goderne, dirottando a Parigi ed Amsterdam passeggeri che Alitalia si è rassegnata a far partire sui propri aerei soltanto per poche destinazioni mondiali da Roma Fiumicino e solo per New York e Tokyo da Milano Malpensa. I vettori europei però sono poco competitivi rispetto a quelli del Golfo e pochi ormai sono i passeggeri che volano via Parigi e Amsterdam per tutti gli aeroporti compresi fra le direttrici Golfo-Sudafrica e Golfo-Vietnam, fino agli antipodi di Australia e Nuova Zelanda.
Per Etihad può essere interessante accaparrarsi una maggior fetta del traffico da quelle aree per l’ Italia e viceversa e pagare un biglietto di ingresso rappresentato dalla sottoscrizione di un aumento di capitale di Alitalia, che diventerebbe un condominio fra Francia e Abu Dhabi, alla faccia dell’ italianità strombazzata da Silvio Berlusconi al momento della privatizzazione. Ai coraggiosi come Riva e Intesa Sanpaolo, che immolarono ingenti capitali nella fallita privatizzazione, resterebbe solo una quota di minoranza e la voglia di sbarazzarsene il prima possibile.
C’ è sempre il rischio che a pagare sia pure Pantalone, tramite la Cassa Depositi e Prestiti o, peggio ancora, Trenitalia che di Alitalia dovrebbe per decenza restare soprattutto un concorrente, a cominciare dalla Milano-Roma.
I conti non tornano e ieri si è deciso di rinviare a fine mese quelli dell’ ultimo periodo. È lecito pensare che la loro pubblicazione renderebbe più indigesta ai contribuenti la ricapitalizzazione da parte di qualche branca dello Stato.
La situazione si fa molto seria, altri manager di primo piano sono stati defenestrati e sostituiti con nuove entrate, ma non servirà a nulla se non si riequilibrerà il peso tra l’ esigua rete intercontinentale e la relativamente eccessiva attività di corto e medio raggio, che non ha speranza di essere competitiva rispetto alle low cost e non viene impiegata, come negli altri vettori tradizionali, a supporto dei voli intercontinentali. Peccato che ci vorrebbero miliardi.
Air France si comporta da parassita, succhiando il meglio e lasciando ad Alitalia gli scarti, Etihad non farebbe diversamente. Tutte in cambio darebbero qualche soldo perché Alitalia possa sopravvivere ancora un po’ ed essere succhiata ancora un po’. Fino a quando?
Nel frattempo è probabile un nuovo round di riduzione dell’ attività e dell’ occupazione e non si vedono soluzioni serie all’ orizzonte, ma solo palliativi per quella che potrebbe essere una lunga agonia.
CETERVM CENSEO LINATE ESSE DELENDAM