Rotta verso il mercatoPer Alitalia Ultimo Tango a Parigi?

La riunione di ieri del Consiglio di Amministrazione di Alitalia si è conclusa con l' inaspettata spaccatura fra i soci italiani, decisi ad autorizzare un veloce aumento di capitale per 100 milioni...

La riunione di ieri del Consiglio di Amministrazione di Alitalia si è conclusa con l’ inaspettata spaccatura fra i soci italiani, decisi ad autorizzare un veloce aumento di capitale per 100 milioni di euro e Air France-KLM, che ha votato contro.

Non c’ è dubbio che nel 2008 Colaninno e gli altri capitani coraggiosi, chiamati a recitare la parte dell’ italianità, stipularono un gentlemen’s agreement con i Francesi, per cui dopo cinque anni, allo scadere del patto, avrebbero ceduto il proprio 75% per la somma inizialmente versata, più gli interessi e un premio se la ristrutturazione di Alitalia avesse dato risultati migliori del previsto. Verba volant, scripta manent, ma un patto scritto, se pubblicato sulla stampa, avrebbe dimostrato che l’ italianità era solo fittizia e comunque a termine.

La crisi economica è stata molto più dura di quanto si potesse immaginare, la concorrenza delle linee aeree low cost, di quelle asiatiche e del treno ad alta velocità ha indebolito i vettori tradizionali europei, soprattutto Air France che solo ora, persino dopo la stessa Alitalia, si sta riorganizzando per ridurre i costi.

Non ha più risorse finanziarie illimitate e non le conviene più ricomprare oggi, dai soci italiani, le azioni di Alitalia ai prezzi di allora, soprattutto perché la nostra linea aerea ha preso tutto il miliardo di capitale inizialmente versato. Vorrebbe Alitalia, ma gratis o meglio ancora con una dote, certamente senza i debiti accumulati.

Già molti mesi fa il Direttore Finanziario di Air France dichiarò che la situazione finanziaria di Alitalia sarebbe diventata critica dopo l’ estate, quando il traffico cala e si assottiglia il flusso di cassa dalle vendite di biglietti. Disse anche che in autunno Air France avrebbe dovuto decidere se assorbire Alitalia o lasciare la partita. Chi si stupì perché non avesse invocato allora misure per scongiurare la prevedibile situazione critica ha capito ieri che Air France ha deciso che non solo non terrà fede al patto verbale di rimborsare i soci italiani, ma che aspetta di vedere Alitalia sull’ orlo dell’ abisso per poter spuntare un prezzo simbolico. In caso di esaurimento della cassa e messa a terra degli aerei i soci italiani non avrebbero più avuto nulla.

Fino a ieri eravamo tutti convinti che Alitalia potesse ballare il tango solo con Air France, ma quando i soci italiani hanno visto comparire sul tavolo delle discussioni un panetto di burro hanno capito che cosa li aspettava, hanno serrato i ranghi e deciso che conviene loro un piccolo aumento di capitale di cento milioni, con cui si può scongiurare il dissesto fino alla fine dell’ anno, per guadagnare tempo e cercare un acquirente alternativo ad Air France. Soprattutto è importante riuscire a tener duro fino alla fine di ottobre, quando scadrà il vincolo di prelazione sulle azioni vendute. Fino ad allora i Francesi potrebbero assicurarsi Alitalia pareggiando un’ eventuale offerta esterna, dopo saranno invece costretti a rilanciare o a lasciare quello che è a tutti gli effetti un tavolo verde.

Naturalmente sono in gioco il destino dell’ aviazione italiana e l’ occupazione per decine di migliaia di lavoratori, ma è ovvio che la principale preoccupazione dei soci ora sia il cercare di riportare a casa quanto più possibile dell’ investimento fatto. L’ Amministratore Delegato Gabriele Del Torchio non ha alcuna esperienza di aviazione, ma ha saputo vendere bene la Ducati. Se alla fine sarà Air France l’ acquirente di Alitalia, almeno dovrà trattare seriamente. Quella di ieri tuttavia potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro per gli Italiani, perché ogni giorno che passa il vettore perde più di un milione. Se non troveranno una soluzione entro l’ anno avranno gettato altri cento milioni di euro, sempre che a versarli non siano i contribuenti attraverso le Ferrovie dello Stato o la Cassa Depositi e Prestiti.

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