Sono sempre più frequenti le opinioni che vedono la situazione così incasinata da vedere nell’uscita dall’Euro, almeno momentaneamente, la panacea di tutti i mali. Al programma di Riccardo Iacona Presa Diretta sono stati intervistati industriali che affermavano che subito firmerebbero per tornare alla Lira, cosa proposta anche da economisti (alcuni immaginarono un Euro di serie B per i Paesi in difficoltà) senza parlare di alcuni ambienti di destra, nazionalisti, fascisti.
Anche in Germania il dibattito è aperto, con il partito euroscettico Alternative fur Deutschland (Alternativa per la Germania) che punta all’uscita dall’Euro degli Stati in crisi come l’Italia. Il professor Starbatty suggerisce, in un’intervista a Lettera 43 in ordine al problema della competitività italiana, la svalutazione della Lira. Questo favorirebbe la ripresa dell’economia a detta di alcuni. Probabilmente per quanto riguarda l’esportazione è vero. Ma per l’importazione e l’economia interna? Immaginiamo di tornare alla Lira con la banca centrale, decidiamo di produrre banconote a più non posso e svalutare la Lira rispetto a Dollaro e Euro. Le aziende che puntano sull’esportazione potranno avere prezzi minori, motivo per cui noi vendevamo all’estero negli anni 70-80. Ma quando dobbiamo comprare gas e petrolio cosa accadrebbe? Semplicemente che per la svalutazione automaticamente i prezzi dei prodotti venduti in dollari, euro o altre monete costeranno di più. Questo varrà per imprese e cittadini. Le imprese che esportano recuperano attraverso la svalutazione…ma quelle che producono per il mercato interno? Subiranno l’aumento dei prezzi del carburante e dei trasporti, quindi dei prezzi dei prodotti ma senza trarre vantaggio dalla speculazione. Lo stesso vale per i cittadini.
Il rischio potrebbe essere di peggiorare la situazione invece di risolverla. Fermiamoci a ragionare: quali sono i problemi dell’Italia? Prima di tutto non abbiamo rispettato i parametri di Maastricht. Ci hanno fatto entrare nell’Euro sulla fiducia che avremmo recuperato su ciò che non avevamo fatto (un dato su tutti il rapporto debito/Pil al 60%, ora siamo al 131). Noi non abbiamo aggiornato regole per il mercato del lavoro (una flessibilità che dia vantaggi anche ai lavoratori), non abbiamo alleggerito la burocrazia in generale e per far partire un’impresa, non abbiamo fatto politiche oculate e mirate di defiscalizzazione (si parla solo di Imu giustificandola addirittura che farebbe ripartire il mercato edilizio, come se fosse quello il problema per ripartire a costruire nuove strutture mangiando altra terra spesso agricola), non abbiamo una politica industriale ovvero una visione del futuro, il valore degli stipendi si è abbassato rispetto al prezzo dei prodotti anche grazie alla speculazione 100lire/1euro attuata il giorno dell’entrata ufficiale dell’Euro come moneta unica.
Lo Stato ha bisogno di iniziative che permettano di avere soldi per fare politiche diverse e per ridurre il debito pubblico. Deve pagare chi ha i soldi e non sa cosa farci, per cui spesso o finiscono in banca o in spese di lusso. Bisognerebbe evitare l’aumento dell’Iva su prodotti di largo consumo specialmente se di produzione e vendita nazionale, alzando magari quella sui beni di lusso. Lotta dura all’evasione fiscale, immaginando nel frattempo una riduzione degli oneri fiscali partendo dall’Irap, una tassa sulle aziende che viene pagata anche se l’impresa è in rosso. Servirebbe fare uno scambio: flessibilità per le aziende in cambio di salario minimo legale e salario di disoccupazione. Riformare il sistema di formazione puntando sulla qualità dei corsi e in base alle reali esigenze del mondo del lavoro, collegandolo alla riforma dei centri per l’impiego che devono funzionare. Creare un istituto che aiuti imprenditori giovani e non ad aprire un’azienda con supporti finanziari e consulenti, chiedendo indietro il denaro nel momento in cui l’azienda si tiene sulle proprie gambe.
Sull’Euro servirebbe la possibilità di allentare il cordone che sta soffocando bilanci e economie degli stati del sud e ora anche la Francia. Quale soluzione? Che la Banca Centrale Europea funzioni come funzionano le banche centrali degli altri stati? Un Euro di serie B? Immaginare una doppia valuta per gli Stati in difficoltà secondo cui L’Euro è il riferimento virtuale e la moneta nazionale quella per il rapporto con la politica finanziaria interna? Oppure creare un fondo europeo di concerto con la Bce per ripianare i debiti pubblici degli Stati in crisi in cambio di un veloce rientro nei parametri di Maastricht..non so, non lo sanno nemmeno gli esperti che ora non sanno csa fare.
Di certo la situazione non è come racconta Starbatty, che afferma che anche la Germania va male e l’Italia sta male perché vede nelle autostrade italiane meno Fiat e Più Bmw/Audi. Le Fiat costano meno e Bmw e Audi sono tedesche. Così uscirebbe fuori un quadro per cui gli italiani stanno meglio e i tedeschi esportano di più. Ma le cose non stanno precisamente così e la Germania è riuscita a gestire l’Euro meglio di altri perché ha saputo controllare i parametri interni secondo quanto prevedeva chi aveva immaginato l’unione monetaria.
Il primo problema dell’Euro è l’assenza dell’Europa. Non si fa gioco di squadra, le nazioni si fanno competizione economica invece di cooperare a livello europeo. Lo scopo della Bce è tenere bassa l’inflazione, che significa produrre poca liquidità ma questo significa meno opportunità per chi di soldi ne ha pochi, cioé meno ricchezza e meno posti di lavoro. Cioé meno tasse. Ovvero più debito. Il cane si morde la coda.