È assodato che i legali chiederanno per Silvio Berlusconi la concessione dell’affidamento in prova al servizio sociale, che rappresenta tra le misure alternative alla detenzione quella con maggiori spazi di autonomia per il condannato. Proprio oggi l’ex premier assieme ad i suoi avvocati avrebbe dovuto incontrare i responsabili di alcune comunità e associazioni che potrebbero essere indicate al Tribunale di sorveglianza come idonee a svolgere l’attività di recupero.
Al momento sono poche le indiscrezioni sulla possibile scelta. In tanti si sarebbero fatti avanti come Don Mazzi, o Mario Capanna, il quale attualmente è il presidente della «fondazione diritti genetici». Da più parti si evocano associazioni vicine alla galassia radicale, come ad esempio «Nessuno tocchi Caino», la stessa che ospitò in regime di semilibertà Fioravanti e Mambro.
Tuttavia come riferisce a Linkiesta un avvocato penalista da noi contattato per approfondire le possibilità al vaglio della difesa del Cav., «Berlusconi potrebbe stupire anche questa volta. L’affidamento in prova al servizio sociale è una opportunità di reinserimento nella società che viene valutata dal Tribunale di sorveglianza con lo scopo di approvare un programma che consenta di reintrodurre il condannato nella società». Ciò si trova scritto nell’art. 47 dell’ordinamento penitenziario. Insomma fin qui il preambolo. La sorpresa, spiega l’avvocato, «è altra cosa: Berlusconi potrebbe anche chiedere di svolgere i servizi sociali in un’associazione che si chiama Forza Italia, un’associazione politica. Del resto la politica è l’attività sociale per antonomasia». Semmai, aggiunge il nostro legale, «il problema è come articolare l’attività che l’ex premier dovrebbe svolgere, ma da questo punto di vista potrà certamente essere individuato un progetto adeguato». «Non si tratta di un modo di trovare la quadra tra diverse esigenza un po’ all’Italiana, ma potrebbe essere una soluzione per impegnare direttamente Berlusconi nell’opera che più potrebbe affascinarlo: incontrare giovani, organizzare convegni, stimolare la partecipazione di ogni cittadino alla vita sociale della Nazione». In questo modo da un lato si rispetterebbe l’applicazione della legge, dall’altro si realizzerebbe la cosiddetta «agibilità politica», chiesta a gran voce in queste settimane dal centrodestra. Una suggestione che di certo farebbe ricredere chi in questi giorni ha parlato di “fine di un ventennio”. E consentirebbe al Cavaliere di Arcore di svolgere l’attività politica dall’esterno.