Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Por no llevar papel
Perdido en el corazón
De la grande Babylon
Me dicen el clandestino
Yo soy el quiebra ley
(Clandestino, Manu Chao)
Vago solo con il mio dolore, sola va la mia condanna cantava Manu Chao.
I migranti in Italia arrivano dai tempi della discesa in campo di B: mi ricordo le navi piene di albanesi in Puglia, poi si sono cominciate a vedere le carovane di rom e da qualche anno abbiamo i barconi dall’Africa.
La storia dell’umanità è piena di grandi e piccole migrazioni, più o meno forzate, piò o meno condizionate, più o meno causate da altri popoli.
Anche in natura si possono trovare molte migrazioni ma sono periodiche, se non causate dall’uomo, e non creano particolari problemi: gli uccelli, ad esempio, si spostano verso il caldo in inverno e tornano nei posti più freschi d’estate.
Mi chiamano clandestino, sono colui che infrange la legge.
A nessuno fa piacere ritrovarsi in un habitat che non è il suo, infrangere la legge, essere braccato dalla polizia per non avere un pezzo di carta, o di plastica.
Ma perché credete che uno scappi dal proprio Paese di origine, pagando lo stipendio di anni di lavoro, per imbarcarsi su una carretta di legno che forse potrebbe, se va bene, portarlo in una minuscola isoletta del Mediterraneo dove verrà recluso in un centro di accoglienza per poi essere rimpatriato?
Non si possono lasciar affogare.
Beh, no di certo, come si potrebbe? Non siamo mica gli americani che li affonderebbero con un siluro.
Allora salviamoli.
Sì, ovvio, un po’ tardi però per preoccuparsi: sono dovute morire quasi 300 persone, e chissà quanti altri corpi giacciono ancora là sotto senza che nessuno lo sappia.
Poi tutti a domandarsi: “E ora dove li mettiamo?”.
Ma nessuno si domanda chi sono, perché scappano o da che cosa scappano. A nessuno gliene frega niente, perché la natura umana, l’istinto di sopravvivenza, ci spingono ad occuparci solo di noi stessi. A volte anche degli altri, ma solo se stanno perseguendo gli stessi nostri obiettivi.
Correre è il mio destino, per non avere i documenti.
E allora via all’operazione Mare Nostrum: ecco arrivare le lance della guardia costiera, gli elicotteri a lungo raggio della Marina, 2 pattugliatori, 2 fregate, una nave anfibia e gli odiosi droni, triste anteprima di uno scenario post-apocalittico alla Terminator in cui le macchine dichiarano guerra all’umanità.
Nel frattempo, da un’altra parte nel Mondo, stanno invece ergendo muri, scavando trincee o stendendo chilometri di filo spinato.
Mentre da altre parti ancora stanno investendo milioni di dollari nello spionaggio, nel controspionaggio o nel terrorismo.
Poi ci diranno che bisogna invadere quel Paese perché è pieno di terroristi, ci diranno che le nostre bombe sono intelligenti: che prima hanno studiato medicina, diventando chirurgiche, e poi teologia diventando anche sante.
Ci confesseranno di utilizzare mezzi militari per affondare e bombardare, sì, ma pur sempre in missione di pace. Due Ave Maria e tre Padre Nostro e il peccato è tolto allora.
Per usare le parole di Francesco: “Vergogna!”
Persi nel cuore della grande Babilonia siamo tutti clandestini, di certo lo sono stati i nostri nonni appena qualche decennio fa.
Lampedusa come Ellis Island, la porta per il sogno capitalistico americano naufragato nel mare della finanza deregolamentata che ha portato l’economia più forte del mondo allo shutdown.
Ed è lì che arriveremo anche noi. Noi italiani, noi europei, noi tutti abitanti della Terra se non la finiamo subito di pensare in modo egoistico al nostro futuro.
Dovremmo cominciare a pensare che i problemi degli altri sono anche i nostri.
Dovremmo fare in modo che il denaro scenda all’ultimo posto nella nostra scala dei valori.
Dovremmo tenere sempre bene a mente che la nostra specie non sopravviverà ad un inverno nucleare.
Basta confini, basta avidità, basta guerre!
Manu Chao – Clandestino: http://www.youtube.com/watch?v=P7kZsCgE5lQ