Ieri è stata una strana giornata. Il caso Priebke, il reato di negazionismo, la manovra economica farlocca.
Ieri è stata una giornata strana e io l’ho seguita leggendo qua e là e intervenendo in qualche discussione. Ne ho tratto una sincera preoccupazione.
Io non sono certo che ci sia una verità, e nemmeno delle verità. La storia ci consegna delle situazioni che in quel momento sono più vere delle altre e quindi si prendono per buone. Di questo sono convinto.
Ma sono anche convinto che bisogna stare attenti a fare le eccezioni, perché se si fanno le eccezioni poi, quelle eccezioni lì diventan regole.
Bene.
Veniamo a Priebke che fu uno dei millemila uomini che durante l’orrendo periodo nazifascista spense il cervello e obbedì a degli ordini. Non si giustifica chi si spegne il cervello, la faccenda degli ordini è complicata, così come la storia. Non è stato il boia delle fosse Ardeatine, a quanto ne so era uno dei tanti. Uno di quelli che, oltre ad eseguire gli ordini con il cervello spento, forse, più di altri, teneva a fare bella figura con i superiori. Motivo per cui poi venne condannato.
Ma era uno che decidendo di stare dalla parte del più forte non si oppose, o peggio sostenne, azioni orrende ed inqualificabili. Trecento esecuzioni sono una roba da matti, da matti.
Quelli che non si opposero o peggio sostennero la barbarie del nazifascismo agirono, tutti insieme, come un branco famelico e violento. E se la presero con ebrei, zingari, omosessuali, comunisti. Con “gli altri” se la presero.
E a me questa faccenda del branco fa sempre paura, perché poi finisce che si perde lucidità e si fanno disastri. Tutti insieme, spalleggiandosi in gruppo perché siamo forti e possiamo calpestare “gli altri”. Le categorie che ho nominato prima (e molte altre) sono state ampiamente calpestate, questo è osceno ed orribile, ma è osceno ed orribile che siano state calpestate delle persone perché appartenenti a delle categorie.
Poi, finita la guerra si è scatenato un altro branco, che ha appeso Mussolini e Claretta Petacci a testa in giù, a piazzale Loreto. E Mussolini era simbolo di tante cose orribili che erano state fatte, tante le aveva ordinate, tante le aveva potute fare perché nessuno aveva opposto resistenza (il branco di prima, tutti con il più forte). E tra le peggio ci furono le leggi razziali. E tra le peggio ci fu la possibilità ai picchiatori e torturatori fascisti di agire indisturbati nelle cantine contro oppositori e nemici.
Una cosa oscena, inqualificabile, ignobile. Mi fa paura che un giorno qualcuno possa venirmi a prendere perché dico le cose che penso, possa portarmi in un sotterraneo e massacrarmi di botte, perché sono un oppositore. E magari questo qualcuno ha una divisa. Terribile.
Ma intanto i buoni hanno appeso Mussolini a testa in giù, e gli sputavano. E la Petacci, poveretta, pure senza mutande la Petacci. Morta, appesa, senza mutande (Si narra, io non c’ero).
Bene.
Ieri ho sentito dire da molti che “premetto che sono un sincero democratico, ma i fasci al rogo, e Priebke deve finire in discarica” (ho virgolettato un pensiero collettivo, nessuno si è espresso esattamente così, ma il concetto, più o meno…).
Beh questa cosa credo che non sia corretta.
Le eccezioni alla democrazia sono gravissime (esattamente come i reati di opinione) perché se viene fatto un’eccezione verso gli osceni fascisti, nazisti o peggio negazionisti, si apre la strada all’eccezione successiva, quando dovessero malauguratamente cambiare gli equilibri, e qualcuno possa dire, avendone facoltà “premetto che sono un sincero democratico, ma il signore corpulento con la barba la in fondo al rogo”. (Sono corpulento con la barba io, per intenderci).
Ecco, mi dispiacerebbe, sinceramente.
Io le opinioni non le considererei reati, le combatterei con la dialettica, anche se con la galera si fa prima.