Cominciamo da due numeri: 19.142 e 13. Il primo, come ricordato da Stella sul Corriere, è il numero (approssimato per difetto) dei morti che si sono contati ad oggi nel tentativo di raggiungere le coste Europee. 13 è invece il numero dei morti pochi giorni prima a Scicli, annegati perché gettati a mare dagli scafisti.
Questi numeri servono a dare l’idea dell’ipocrisia dilagante. 13 morti meritano un trafiletto o poco più, nessun politico, o al massimo qualche dichiarazione di quelli di secondo piano. 350 (più o meno i numeri sono quelli) smuovono il governo, i big, il lutto nazionale, perfino l’Europa. E via con la grancassa dei commenti pietosi da un lato e dall’altro, con lo sciacallaggio politico quando ancora non si sono recuperati tutti i corpi. Se si recuperasse anche il rispetto per la morte, non sarebbe un brutto ritorno al passato.
Ora succederà quel che succede sempre: per qualche giorno prime pagine a iosa, poi sempre più indietro fino a sparire nell’oblio della cronaca.
“E senza fare rumore, qualcuno sparirà”. No, non tutto sparirà. Resteranno le inutili discussioni tra i sostenitori della Bossi-Fini da un lato e i suoi detrattori dall’altro. Anche su questo tutto continuerà come prima: due squadre di tifosi, che non si domandano semplicemente se questa legge funzioni, se ha raggiunto gli scopi che si era prefissa, per capire se e come migliorarla.
Continuerà la battaglia tra chi predica un peloso buonismo e chi vede nei migranti solo un nemico invasore. E’ del tutto ovvio che la verità non stia né coi primi né coi secondi. Inoltre un fenomeno complesso come questo non possiamo certo risolverlo da soli, tanto più che la grande maggioranza di queste povere persone prosegue il proprio viaggio verso altri paesi Europei. In Italia poi abbiamo già oltre 4 Milioni di immigrati che vivono e lavorano regolarmente.
E’ ipocrisia proclamare lutto nazionale e funerali di Stato (che a norma di legge non si potrebbero neanche concedere, per dirne una) per questi 350 e non per gli altri 19.000 e passa. E’ ipocrisia raccogliere firme contro la Bossi-Fini dopo la tragedia quando fino a una settimana prima si poteva firmare per un referendum. E’ ipocrisia dire che tutti quelli che arrivano sono pericolosi, è ipocrisia dire che tutti sono buoni. E’ soprattutto ipocrita, parlarne solo durante l’emergenza e poi dimenticarsi del problema fino al prossimo record da prima pagina.
Per chiarezza, non considero ipocrita chi si commuove davanti alla scena dei morti, delle madri abbracciate ai figli. Per fortuna gli italiani, al di là delle leggi e della politica, nei fatti sanno accogliere ed essere solidali, al di là delle chiacchiere. E i veri eroi, i soli con diritto di parola in giornate come queste, sono i soccorritori, gli uomini della marina, la gente di Lampedusa. Ma scommetto che sarebbero quelli con meno voglia di farlo. Gli altri osservino e tacciano. La politica deve dare risposte, serie e razionali, a tutti i livelli. Serve a prevenire le tragedie, non per versare lacrime di coccodrillo.
Per far meglio capire quello che intendo, cambio esempio. In questi giorni c’è stato il cinquantesimo anniversario della tragedia del Vajont. Dopo un evento di tali dimensioni, ci si aspetterebbe che la cura del territorio sia divenuta per la politica una priorità. Ed invece periodicamente si ripetono sciagure di questo tipo, per fortuna in misura ridotta. O avete già dimenticato Genova? Le 5 Terre? Sarno?E’ di queste ore la notizia che le piogge torrenziali hanno causato 4 morti in Puglia, con fiumi fuori dagli argini. Solo per ricordare le più recenti, dato che l’elenco sarebbe ahimè lungo. Ma forse pochi morti alla volta non bastano.
Chiudo con un evento che spero non accada mai. Avete presente il Vesuvio, vero? Tutti sanno come sia un vulcano attivo, di tipo esplosivo. Tutti sanno cosa ciò potrebbe comportare. Eppure tutto resta dov’è. Io spero di non dover mai assistere alla scena dei politici che proclamano il lutto nazionale.