Via Limes / East Side Report
Qualche giorno fa il presidente ucraino Victor Yanukovich ha dichiarato che la questione di Yulia Tymoshenko, l’ex premier attualmente incarcerata per abuso di potere, sarà risolta entro il 21 ottobre, proprio alla vigilia della riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue e dopo che sarà reso noto il rapporto degli inviati di Bruxelles sulla situazione interna del paese.
L’Unione Europea sembra non avere alcuna intenzione di scendere a patti con il presidente, preferendo piuttosto mantenere congelato l’Accordo con l’Ucraina se l’eroina della rivoluzione arancione dovesse rimanere dietro le sbarre. Se Yanukovich vuole arrivare al vertice di Vilnius per sottoscrivere il patto con l’Ue deve dunque liberare la Tymoshenko. Ma da Kiev i segnali non vanno – per il momento – in questa direzione.
Ci sarà presto una sorpresa? O Bruxelles deciderà di fare marcia indietro, concedendo al paese la firma mentre il suo ex primo ministro rimane in galera? Le prossime settimane saranno quelle decisive.
In questi mesi sono aumentate le pressioni di Unione Europea e Russia sull’Ucraina. Se Bruxelles apre le porte all’integrazione, con un accordo che prevede tra l’altro la creazione di un’area di libero scambio, Mosca mette sul piatto l’ingresso nell’Unione Euroasiatica cui già partecipano Bielorussia e Kazakistan. Cosa conviene a Kiev?
Vantaggi e svantaggi sono come il classico bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: una questione di prospettiva. In Ucraina vi sono forze centrifughe che vogliono andare in una direzione piuttosto che nell’altra. La decisione dei poteri forti sarà probabilmente dettata da strategie di breve periodo sulla falsariga di quanto è stato sempre fatto nel corso degli ultimi vent’anni, da quando cioè il paese ha abbandonato l’Unione Sovietica.
Alle spalle del presidente, famiglia e oligarchi hanno interessi non sempre collimanti. Ci sono i global player, c’è chi spera nel mercato europeo, chi invece punta al legame stretto con la Russia, a seconda del rispettivo interesse. Quel che è certo è che la crisi economico-finanziaria ha colpito un paese che oggi per sopravvivere dipende dagli aiuti esteri. Le casse dello Stato non godono infatti di buona salute. E mentre le trattative con il Fondo monetario internazionale sono bloccate, la liquidità arriva solo dalla Russia.
Il tempo sta per scadere e il conto alla rovescia è cominciato. Yanukovich dovrà rendere noto a breve il risultato di questi mesi di lotte intestine e di trattative – infinite – con il Cremlino. Visto da Mosca, l’eventuale l’Accordo tra Ucraina e Ue sarebbe una sconfitta, anche se poi, prima dell’eventuale ratifica, passeranno almeno due anni. E a Kiev molte cose potrebbero ancora cambiare. Se la firma dovesse invece saltare, si tratterebbe di una sconfitta per l’Ue, infilatasi nel vicolo cieco della difesa a oltranza della Tymoshenko al punto da far dipendere il destino di un intero paese da quello di una singola persona e rischiando, così, di gettare al vento un’occasione che forse non si ripeterà più.