C’è un’Olimpiade speciale, un po’ perché si tiene ogni due anni, un po’ perché nel 2014 si svolgerà a Versailles, che forse va bene solo per il dressage ma rimane pur sempre un bel set. Si chiama Solar Decathlon e partecipano i migliori progetti di architettura sostenibile che arrivano da 16 paesi distribuiti su 3 continenti. Il progetto italiano, coordinato da Chiara Tonelli e con il contributo dei suoi studenti a Roma 3, si chiama Rhome for denCity. Una casa fatta su misura per la Capitale: nessuna emissione, produce energia (dai pavimenti, dai pannelli fotovoltaici), mette al centro risparmio e riutilizzo dell’acqua e “libera dall’abusivismo le aree ecologiche preesistenti” dice Tonelli “come l’acquedotto romano, a favore di una nuova aggregazione di moduli abitativi ad energia rinnovabile”. Tra pochi mesi il via ai lavori in Alto Adige, poi la casa viaggierà su treno verso Versailles e nel giro di una settimana verrà montata e inaugurata per le Olimpiadi. All’ultima edizione (Madrid 2012) lo stesso gruppo di lavoro realizzò Med in Italy, aggiudicandosi la medaglia di bronzo. Nel giorno in cui Roma potrebbe lasciare a Milano oneri ed onori della candidatura italiana per le Olimpiadi del 2024 (troppo alto il debito per la Capitale, troppi rischi), commuove il business plan di questi giovani architetti romani: zero fondi pubblici, un pugno di sponsor solidi e visionari, molto entusiasmo. I colleghi tedeschi, spagnoli e francesi -quelli che all’ultimo giro hanno vinto le Olimpiadi- hanno invece le spalle coperte dallo stato e da grandi industrie di settore. Dove non arriva il capitale economico, tocca confidare in quello umano. Che in Italia -spesso-, fa ancora la differenza.
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