Mentre i morti accertati sono già quasi cento e i dispersi centinaia, spero che la tragedia di oggi a Lampedusa segni una rottura definitiva con l’atteggiamento superficiale prevalso fin qui.
È veramente impossibile pensare oggi che si possa ancora tollerare l’illegalità degli sbarchi perché, chiudendo un occhio, in qualche modo si dà una mano a “quella povera gente”. Non si à una mano a nessuno se lo si lascia giocare a una roulette russa in cui può morire affogato o bruciato.
Non c’è più alternativa fra aprire le frontiere a chicchessia o reprimere duramente quelli che non sono trafficanti di persone, ma assassini. Le anime belle, a partire dal Papa che proprio a Lampedusa è andato a predicare l’utopia dell’accoglienza, devono riflettere sulle conseguenze del lassismo che propugnano e spero che quei cadaveri bruciati pesino orrendamente sulla loro coscienza, che tolgano loro il sonno.
Se non abbiamo la voglia di aprire le porte, trovandoci sommersi da un un numero intollerabile di persone in cerca di lavoro e assistenza in un’Italia che non ha lavoro né assistenza da offrire, dobbiamo reprimere, eliminare definitivamente i barconi e i loro scafisti. Questo vuol dire usare la Marina Militare per intercettare i barconi, esattamente come quella tunisina fa con i nostri pescherecci quando ritiene che sconfinino.
Questo vuol dire dare la certezza che l’entrata irregolare non darà esito positivo. In Australia chi sbarca illegalmente viene deportato in un’isola, per evitare che poi si disperda nel Paese, da noi chi sbarca in un’isola come Lampedusa viene al contrario portato in Sicilia, da cui potrà agevolmente fuggire.
Chi arriva a Lampedusa dev’essere riportato alla spiaggia, al porto da cui era partito, senza se e senza ma. Gli scafisti, sempre che non li si lasci alla folla che li lincerebbe, devono marcire in galera per decenni. I Governi che tollerano il fenomeno devono essere oggetto di sanzioni e capire che la presenza dei loro connazionali regolari in italia è subordinata alla collaborazione perché questi viaggi della morte non partano più.
Mai più si ripeta quello che vediamo oggi, costi quel che costi. Insieme a quei cadaveri seppelliamo per sempre il buonismo.