La ricerca della felicitàVerso la terza Repubblica, senza ritorni al passato

Archiviare la fine di un ventennio è chiudere con Berlusconi e con il fronte che in questi anni lo ha combattuto. Nel bene e nel male. Voltiamo pagina, inaugurando una nuova era con soggetti politi...

Archiviare la fine di un ventennio è chiudere con Berlusconi e con il fronte che in questi anni lo ha combattuto. Nel bene e nel male. Voltiamo pagina, inaugurando una nuova era con soggetti politici riformati e rinnovati. Nel day after della pazza crisi di governo, i nodi per uscire dalla seconda Repubblica e passare alla terza si possono sciogliere. Ma in che modo? Di certo non restaurando, con un trucco neanche troppo mascherato, le dinamiche della prima. Rispolverando i grandi centri, le leggi elettorali proporzionali. Versioni in tono minore degli ‘accordicchi’ da vecchia politica. Ora inutili e fuori tempo massimo. Perché il bipolarismo, insieme alla cultura dell’alternanza, è nella testa degli italiani: assicura governabilità, chiarezza delle proposte, omogeneità di programmi. Insomma: è l’unico assetto che – abbinato a una radicale riforma delle istituzioni, per ridurre i costi del pubblico e salvaguardare il welfare e i servizi – svolta verso la modernizzazione. E allora si spinga con decisione in questa direzione. In testa all’agenda, la prima priorità che il Pd deve avere è presentare con forza una proposta di legge simile a quella dell’elezione dei sindaci. Che consenta ai cittadini, tra l’altro, di scegliere il proprio parlamentare ricollegandolo al territorio. Adesso è un punto centrale, alla vigilia della battaglia congressuale. Nella corsa alla segreteria, la vittoria di Renzi sarebbe la garanzia migliore per il bipolarismo italiano. Per dare una prospettiva di governo alla sinistra riformista italiana. E, allo stesso tempo, un avvertimento a chi ancora guarda ai meccanismi obsoleti della politica, che non reggono più.

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