BeleidDividere per unire: la pazza idea del Cavaliere?

Il vero punto di forza della strategia ventennale di Silvio Berlusconi è stata la capacità di unire prima, e tenere unito poi, il centrodestra italiano. Nel 1994 Berlusconi compiva un’operazione po...

Il vero punto di forza della strategia ventennale di Silvio Berlusconi è stata la capacità di unire prima, e tenere unito poi, il centrodestra italiano.

Nel 1994 Berlusconi compiva un’operazione politica straordinaria, constatando la presenza di un’area di consenso completamente orfana di rappresentanza politica, intuendo l’esistenza di uno spazio competitivo completamente sguarnito e precipitandosi ad occuparlo.

Il suo nuovissimo partito, Forza Italia (quella del 1994, eh!), avrebbe garantito rappresentanza politica a quell’area di elettorato moderato ex Dc – ma anche ex Psi – che aveva visto i propri partiti e i propri leader, travolti dallo scandalo di Tangentopoli, scomparire dalla mappa politica italiana (le ragioni di ciò sono in realtà più complesse e profonde della semplice vicenda del pur diffuso sistema delle tangenti). Lo “sdoganamento” del MSI/AN di Gianfranco Fini avrebbe reso competitivo anche il partito della destra italiana, ponendo così fine ad una “conventio ad excludendum” che perdurava dal secondo dopoguerra. L’abbraccio elettorale e programmatico con la Lega Nord di Umberto Bossi garantiva infine l’unità definitiva del panorama del centrodestra italiano.

L’elettorato conservatore di centrodestra – è cosa nota – è strutturalmente maggioritario nel nostro paese: Berlusconi nel 1994 gli regalava insomma la possibilità di esprimersi politicamente attraverso il voto per un soggetto coalittivo – sapientemente costruito ad arte grazie al sistema di alleanze variabili, al nord con la LN e al sud con AN – che finalmente si diceva di destra, senza più doversi mascherare, finalmente libero ed unito.

Riunire in un unico soggetto elettorale tutte le componenti del centrodestra, ecco il grande merito politico di Silvio Berlusconi. Certo, questo processo non è stato privo di interruzioni e di difficoltà, su tutte la caduta del primo governo Berlusconi per l’incompatibilità tra Gianfranco Fini ed Umberto Bossi. Ma Berlusconi ha imparato la lezione, ci ha riprovato e alla fine ha portato a compimento questo processo fino alla grande affermazione elettorale del 2008 (PDL + LN). Nel frattempo si è sempre più proposto come l’unico leader in grado di guidare il centrodestra unito, mettendo fuori gioco quei leader che in qualche modo provavano ad opporsi – vedi Follini e Fini – o scaricando quelli che intanto si erano resi superflui – Casini.

Poi però l’età, l’anzianità politica, i numerosi scandali, le vicende giudiziarie, alcuni grossi fallimenti nel portare a compimento la famigerata “rivoluzione liberale”, hanno offuscato, negli ultimissimi tempi, l’immagine di leader di Silvio Berlusconi, che non sembra più in grado di guidare un centrodestra unito al suo interno. Malumori, stanchezza, ambizioni di numerosi componenti del centrodestra italiano sembrano costituire le premesse di un tentativo di superamento della – e di successione alla – leadership berlusconiana.

Berlusconi e Alfano

Ed eccoci dunque alla scissione degli ultimi giorni, con la rinascita di Forza Italia e la comparsa del nuovo soggetto politico “Nuovo Centrodestra”. Se si eccettua la nascita di Futuro e Libertà, peraltro precocemente scomparso dal panorama politico, gli avvenimenti dei giorni scorsi segnano un’inversione di tendenza nel centrodestra italiano dopo molti anni: si smette di unire e si comincia a dividere, e lo si fa proprio mettendo in discussione la leadership di Silvio Berlusconi. Non si può certo negare che questo processo segni l’inizio di una nuova era per il centrodestra italiano, così come non si può negare che il Cavaliere, politicamente indebolito, abbia in fondo subito questa scissione, più che deciderla.

E tuttavia potrebbe darsi il caso che questa non sia che l’ultima mossa politica di Berlusconi, il quale, preso atto dell’impossibilità di guidare ancora un centrodestra compatto, constatata la sua impopolarità in alcune fasce del proprio elettorato, potrebbe aver deciso, da abile stratega, di “spacchettare” l’offerta politica così da accontentare i “malpancisti” (nel partito e nell’elettorato) e minimizzare le perdite elettorali, nella pazza idea di rimanere comunque il dominus del centrodestra. Come a dire: i falchi voteranno i falchi, le colombe voteranno le colombe, ma poi alla fine voleremo ancora insieme e io continuerò a comandare, anche fuori dal Parlamento.

Dopo il passaggio all’opposizione di Forza Italia nella giornata di ieri, il quadro si va delineando: un centrodestra responsabile al governo ed uno populista all’opposizione guidato proprio da Berlusconi che, dopo il voto sulla propria decadenza, potrà far gravare tutto il peso di decisioni impopolari sul Pd a trazione governativa, il Pd di Letta oggi, ma di Renzi domani. Berlusconi infatti lo sa, e ha cominciato a fare i propri conti.

Dividere per unire, insomma. Quest’ottimo articolo, “Chi non si divide gode solo a metà: del PDL e altri disastri” (http://tagli.me/2013/11/16/chi-non-si-divide-gode-solo-a-meta-del-pdl-e-altri-disastri/) con la sua chiusa, mi ci ha fatto riflettere. Forse è solo una suggestione, ma conoscendo il Cavaliere, c’è da aspettarsi di tutto.

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